CHIARA MARINELLI
Cronaca

"Botte e minacce alla moglie". Il marito-pescatore resta in cella

Convalidato l’arresto, è accusato di tentato omicidio e maltrattamenti. Ma lui: "Mai voluto ucciderla"

"Botte e minacce alla moglie". Il marito-pescatore resta in cella

Domenico Biasco, avvocato difensore del pescatore magrebino (Calavita)

"Torno a casa due volte alla settimana dopo essere stato a lavorare in mare, come pescatore, e trovo l’inferno. Mia moglie mi rende la vita impossibile, ma non volevo ucciderla". Si difende così il pescatore magrebino che due notti fa è stato arrestato con l’accusa di tentato omicidio e maltrattamenti nei confronti della moglie, anche lei extracomunitaria, ritrovata a vagare in centro, con i vestiti lacerati e lividi sul corpo, dopo essere scappata da una finestra della loro abitazione dalla furia del marito. Ieri a mezzogiorno in Tribunale c’è stata l’udienza di convalida dell’arresto. "Il giudice ha convalidato l’arresto e la custodia cautelare in carcere – ha detto l’avvocato Domenico Biasco, che difende l’uomo –. Lui ha riferito di non aver mai voluto uccidere sua moglie, anche se in casa ci sono stati episodi di conflittualità nella coppia. Ci sono ancora diversi aspetti da chiarire e anche il fatto che l’uomo non abbia una grande proprietà della lingua italiana rende necessario valutare a fondo la vicenda. Resta chiaro che è vergognoso che un uomo alzi le mani su una donna. Un gesto deprecabile, da condannare sempre e comunque. Da valutare se la condotta sia tentato omicidio o altro". Che non fosse la loro la famiglia del “Mulino Bianco” è noto pure ai vicini di casa che più volte, in passato, avevano segnalato urla e litigi tra le mura domestiche di quella abitazione. Ma la donna aveva sempre negato. Resta da chiarire pure se l’uomo abbia effettivamente usato oggetti atti ad offendere per colpire la moglie, un mestolo di legno prima e un coltello poi, con il quale la avrebbe minacciare di morte mentre la donna riusciva a scappare in camera, a chiudere a chiave la porta e a calarsi, poi, giù dalla finestra.

Lui nega, sostenendo che quei lividi che il personale medico e sanitario che l’ha presa in cura nella notte le ha trovato sparsi su tutto il corpo siano riconducibili proprio alla “caduta” (l’appartamento dove vive la coppia si trova al piano terra). Nel corso della nottata la polizia, intervenuta poi in casa, dove c’era ancora il pescatore magrebino, ha sequestrato il mestolo e il grosso coltello. Il sostituto procuratore Enrico Riccioni coordina le indagini sull’accaduto, che presenta ancora tanti aspetti da chiarire. In casa, al momento del fatto, c’erano due dei figli della coppia. Per questo l’accusa di maltrattamenti è aggravata dalla presenza dei minori al momento del fatto. L’uomo resta in carcere, a Montacuto.