Macerata, 30 luglio 2024 – Il lupo è un animale simbolo per i “monti azzurri”. Alessandro Rossetti, biologo del Parco nazionale dei Sibillini da oltre un quarto di secolo, spiega come avviene il monitoraggio di questa specie protetta, quanti lupi ci sono nel territorio e quali sono le iniziative dell’Ente per migliorare la convivenza tra il predatore e gli allevatori.
In cosa consiste il wolf howling?
“Il wolf howling, ovvero “ululato indotto”, è una tecnica di monitoraggio che consiste nell’emissione mediante altoparlante di ululati registrati, in modo da indurre la risposta dei lupi presenti nel territorio. Viene effettuato con la collaborazione dell’Istituto di ecologia applicata e dei carabinieri forestali del Parco, nell’ambito del progetto WolfNext -finanziato dal ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica che coinvolge tutti i Parchi nazionali italiani dove è presente il lupo”.
In quale periodo viene effettuato?
“Viene effettuato dopo il tramonto, generalmente nella seconda metà di luglio, quando i cuccioli compiono i primi spostamenti in un territorio ancora limitato detto “rendez vous”; in questo periodo, inoltre, i cuccioli iniziano a ululare con vocalizzi simili a guaiti ben distinguibili da quelli degli adulti. Il wolf howling consente così di raccogliere preziose informazioni sulla localizzazione dei siti riproduttivi del lupo e sul numero di nuclei che si sono riprodotti”.
Quanti lupi ci sono nel territorio del Parco. Sono in aumento negli ultimi anni?
“Grazie alle diverse tecniche di monitoraggio che, oltre al wolf howling, comprendono la raccolta di dati tramite video e foto trappole, la geolocalizzazione mediante collari satellitari e il campionamento genetico su campioni fecali, i dati raccolti nel 2023 indicano la presenza di 11-13 nuclei riproduttivi nel Parco, per un numero complessivo di circa 45-65 lupi. Dal confronto con i dati di monitoraggio raccolti a partire dal 2003 si osservano nel corso degli anni normali fluttuazioni, ma non si registra un significativo trend di crescita”.
Perché?
“La popolazione di lupo nel Parco ha probabilmente raggiunto la capacità di carico, ovvero il massimo numero possibile, in equilibrio dinamico con la disponibilità di cibo e con i fattori limitanti”.
Quali altre iniziative state mettendo in campo?
“Uno dei principali obiettivi nella conservazione del lupo, specie tutelata a livello comunitario, è quello di ridurre i conflitti con la zootecnia. A tal fine, il Parco promuove l’adozione di sistemi di difesa del bestiame pascolante, anche mediante bandi per la concessione di contributi per l’acquisto di recinzioni fisse ed elettrificate da parte degli allevatori. Il Parco inoltre assicura l’indennizzo dei danni da lupo accertati mediante perizia veterinaria sul campo. I progressi nelle tecniche di monitoraggio e nei sistemi di controllo e difesa del bestiame potranno in un prossimo futuro migliorare il delicato rapporto di convivenza tra il principale predatore del nostro Appennino e gli allevatori, che da millenni contribuiscono a mantenere gli habitat di prateria ricchi di biodiversità”.