Macerata, 7 aprile 2021 - 'Bella ciao' ha radici maceratesi, per la precisione nella zona del monte San Vicino tra Cingoli, Apiro e Poggio San Vicino. Uno dei canti popolari più famosi al mondo e simbolo della Resistenza è sbocciato in quell’area: lo sostiene lo storico Ruggero Giacomini nel saggio "Bella ciao. La storia definitiva della canzone partigiana che dalle Marche ha conquistato il mondo", pubblicato dalla casa editrice Castelvecchi, che da domani sarà nelle librerie. "È stato come un fulmine – dice Giacomini, nativo di Sarnano ma ora residente ad Ancona – leggere la lettera che Lydia Stocks spedisce dall’Inghilterra ad Amato Vittorio Tiraboschi, ex comandante della brigata Garibaldi Marche". Ebbene, in quella lettera del 24 aprile 1946 la donna ricorda quei ragazzi partire cantando "Bella ciao".
"Lei era una prigioniera russa riuscita a fuggire dai nazisti e rifugiatasi con i partigiani sul San Vicino dove conosce uno scozzese scappato dal campo di concentramento di Servigliano". Questa lettera è conservata nell’Archivio storico della Resistenza delle Marche assieme ad altri documenti della famiglia Tiraboschi, donati dai figli di Amato Vittorio. "Appena saputo della donazione – ricorda Giacomini – sono andato a leggerli e ho trovato in quella lettera il pezzo mancante del puzzle, che mi ha spinto verso altre indagini alla ricerca di conferme e mi ha fatto tornare in mente vecchie testimonianze che ho visto sotto un’altra luce dopo quella lettura".
Ed ecco alcuni tasselli. "Prima di quella lettera – dice Giacomini – don Otello Marcaccini, parroco di Poggio San Vicino, aveva scritto a ridosso della Liberazione un opuscolo per commemorare i civili uccisi dai tedeschi. Il sacerdote ricorda alcuni versi di quel canto che i ragazzi avevano subito imparato dai partigiani". Sono emersi altri elementi dal passato. "Paolo Orlandini, 95 anni di Ancona, più volte ha ricordato di quando i partigiani fecero un’azione nella caserma della finanza di Centofinestre, frazione di Filottrano, e al ritorno verso Cingoli si incolonnarono intonando per il successo le note di "Bella ciao". Una testimonianza resa negli anni passati, ma nessuno aveva dato il giusto peso alla cosa".
Giacomini ha studiato a lungo la Resistenza nelle Marche, peraltro ha scritto diversi libri, per cui spesso si è imbattuto in documenti, testimonianze e racconti. "A volte – dice – hai le cose davanti agli occhi ma non le vedi chiaramente oppure stenti a credere a certi ricordi come quando ho scritto il libro "Una donna sul monte" in cui ho ripreso una lettera del generale Ricciardi che ricordava i partigiani entrare ad Arcevia intonando "Bella ciao". Allora ero incredulo, ma adesso mi sono dovuto ricredere". Piano piano tutti i tasselli sono andati al loro posto. Il saggio di Giacomini è frutto di un anno di lavoro e da domani sarà nelle librerie. "All’inizio – dice l’autore – ero un po’ restio a scrivere qualcosa perché pensavo non ci fosse materiale a sufficienza, ma dietro alcune sollecitazioni ho ricostruito cosa succedeva sul San Vicino e chi erano i partigiani per illustrare il contesto su cui poi si è innescata la canzone".
Ci sono tante ipotesi attorno alla nascita di questo brano di straordinario successo interpretato nel tempo da Gaber, Yves Montand, Modena City Ramblers, Goran Bregovic e diventato durante la quarantena un inno al coraggio e alla speranza. "Un amico – dice Giacomini – sosteneva che sia un canto delle mondine, una convinzione radicata sebbene quel canto sia stato scritto alla fine della guerra". Chissà, ora forse ci potrà essere qualcuno che confuterà la tesi contenuta in questo saggio da domani nelle librerie. "Non credo. Non c’è nulla da confutare, carta canta", conclude Giacomini.