di Paola Pagnanelli
Amarezza esprimono i familiari delle vittime di incidenti stradali, in una lettera aperta inviata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. "Le chiediamo un deciso intervento che possa scuotere i media, l’opinione pubblica e i decisori politici – scrive la Rete Vivinstrada, che riunisce numerose associazioni tra cui quelle del Maceratese –. Troppe morti e lesioni gravi o gravissime, troppo alti i costi sociali di questa ecatombe, troppo carente ed episodica la sensibilizzazione dei nostri concittadini su queste tragedie che si perpetuano ogni anno: il 21 novembre, nella Giornata mondiale e nazionale del ricordo delle vittime della strada, pochissimi riferimenti sui media, dalle più alte cariche dello Stato, anche i canali pubblici del Quirinale, nessuna parola sulla strage quotidiana causata dalla violenza stradale; 25 novembre 2021, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, al confronto martellanti e quanto mai opportuni servizi giornalistici, dibattiti sulle reti televisive, a tutte le ore, per più giorni, su tutti i media. Restiamo turbati per la disparità delle iniziative di sensibilizzazione su questi due inaccettabili sciagure, diverse per loro natura, ma accomunate dalle medesime insensate e retrograde carenze culturali che ne sono alla base".
Le associazioni citano i dati Aci-Istat, secondo i quali in un anno "ci sono stati 3.500 morti e 250.000 feriti. Sulle strade italiane ogni 2,5 ore si registra un morto. Più di 600 pedoni morti, di cui più della metà investiti sulle strisce pedonali". Nel 2020, sulle strade della provincia di Macerata sono morte 13 persone: dieci conducenti di auto, un passeggero e due pedoni, e sono rimaste ferite 1.017 persone. E nel 2021, non ancora concluso, le vittime sono già 14, uccise da incidenti avvenuti dalla costa all’entroterra: ci sono pedoni, ciclisti, giovani e persino un ragazzino di appena 12 anni. Solo dal primo gennaio alla fine di settembre, la polizia stradale ha accertato 7.214 violazioni al volante. Sono stati scoperti 39 casi di guida senza patente, 613 di velocità pericolosa, 162 di superamento dei limiti; si arriva addirittura a 1.788 multe per il mancato uso delle cinture di sicurezza, e a 604 per l’uso del telefono alla guida. Sono stati 102 gli automobilisti trovati ubriachi al volante: un dato enorme, se si considera l’irrigidimento delle sanzioni (che arrivano alla denuncia penale, oltre al ritiro della patente) e i controlli continui. Ci sono state poi 19 omissioni di soccorso, 12 multe per mancato arresto all’alt e ben 96 veicoli finiti sotto sequestro per la mancata copertura assicurativa. Un altro fronte riguarda il trasporto professionale: sono stati 18 i conducenti professionali sanzionati per non aver rispettato i tempi di guida, tempi che sono imposti affinché un camionista non passi troppe ore di fila al volante, con il rischio che la stanchezza lo renda meno lucido.
La Rete Vivinstrada boccia poi il Piano nazionale sicurezza stradale 2030. "Non ci piace sotto diversi aspetti: la cornice del piano è quella della deresponsabilizzazione di chi causa i sinistri, riconducendo il fattore errore umano a pura fatalità, nella previsione – e rassegnata accettazione – che i conducenti siano necessariamente distratti e, oltre ad impattare tra loro, non si possano accorgere della presenza di pedoni e ciclisti. Ricorrono nel piano continui e allarmanti richiami alla responsabilizzazione dell’utenza vulnerabile e alla protezione passiva quasi come se il fatto di essere vittime predestinate dipendesse da loro. Nessuna parola sulla necessità di introdurre una normativa sui dispositivi di moderazione, come tutti i paesi europei hanno fatto da almeno 30 anni. Questo è inaccettabile. Questo piano poco o nulla dice sui necessari interventi repressivi del fenomeno, quando invece occorrerebbe potenziare i controlli di polizia stradale, oggi drasticamente ridotti a causa della diminuzione delle pattuglie in servizio". Di qui l’appello a Mattarella: "Signor presidente, per la sensibilità da lei sempre dimostrata, il suo settennato non può che concludersi con un severo e fermo appello alla coscienza della cittadinanza, dei media, degli organi di governo, legislativi e amministrativi affinché si possa interrompere questa violenza stradale, perché sono tutte morti evitabili".