ALESSANDRO CAPORALETTI
Cronaca

Il giallo della baronessa: “Fui l’ultimo a vederla”

Macerata, la nobildonna e la segretaria trovate morte nel 1982. La rivelazione dell’amico

Baronessa

Jeannette Bishop May aveva 40 anni quando scomparve. Sarà trovata cadavere nel 1982 dopo 14 mesi

Sarnano (Macerata), 4 novembre 2024 – Avrebbe potuto esserci anche lui sulla Peugeot 104 nera targata Siena che quel maledetto 29 novembre 1980 si inerpicò in un viaggio senza ritorno sui tornanti della strada per Sassotetto. E chissà, forse anche il destino di Jeannette Bishop May, già baronessa de Rothschild, e dell’assistente Gabriella Guerin sarebbe stato diverso.

“Mi disse che nel pomeriggio lei e la segretaria sarebbero andate a fare una gita in montagna e mi chiese se avessi voluto accompagnarle, ma declinai l’invito perché avevo del lavoro urgente da sbrigare e consegne per il 6 dicembre”. Lo ricorda quasi come fosse ieri, quel giorno, il geometra Nazzareno Venanzi, di Sarnano (Macerata), eppure sono già passati quarantaquattro anni.

E misteri, colpi di scena, rivelazioni e smentite, indagini in mezzo mondo e su mille piste, dalla morte di Calvi sotto il ponte dei Frati Neri al romanzo criminale dei boss della Magliana. A volte ritornano. È il cold case numero 2736/1980, il giallo dei Sibillini riaperto per duplice omicidio dalla Procura di Macerata, e il geometra di Sarnano, cui Jeannette Bishop (allora quarantenne e moglie dell’imprenditore inglese Stephen May, dopo il divorzio dal primo marito, Evelyn Rothschild, rampollo della dinastia di ricchi banchieri) aveva affidato i lavori di ristrutturazione del casolare appena comprato in contrada Schito, fu uno tra gli ultimi a vederla viva, il 29 novembre, lei e l’assistente Gabriella Guerin di Ronchis (Udine).

E fu sempre lui a chiamare i carabinieri e a dare l’allarme, il giorno dopo, quando seppe che le due donne non erano rientrate all’hotel “Ai Pini”, dove alloggiavano, mentre fuori infuriava una tormenta di neve. “Saranno state le 11.30 o mezzogiorno del 29 novembre – racconta Venanzi –, lo ricordo perché poco dopo arrivò a casa anche mia moglie, che faceva l’insegnante. Eravamo venuti in centro, a Sarnano, per vedere un portale che la signora (Jeannette, ndr) avrebbe voluto riprodurre nel casolare che aveva acquistato a Schito. Così passammo da casa mia e prendemmo un aperitivo tutti insieme. Ecco, in quell’occasione lei mi disse che nel pomeriggio avrebbero fatto una gita in montagna, chiedendomi se avessi voluto unirmi a loro. Ringraziai, ma risposi che ero impegnato. Fu l’ultima volta che le vidi e ho già messo tutto a verbale quarant’anni fa”. Dovrà rifarlo.

Giovedì, Venanzi e la moglie saranno sentiti ancora come testi e con loro un’altra decina di persone, compresi i due cacciatori che il 27 gennaio 1982 trovarono i cadaveri delle due donne dilaniati dai cinghiali in un bosco a Podalla di Fiastra. Quattordici mesi dopo. In mezzo, un appuntamento saltato (con l’ex proprietario del casolare), il ritrovamento dell’auto sotto la neve (18 dicembre 1980), chiusa e senza segni di scasso, uno strano telegramma, il furto alla casa d’aste Christie’s di Roma e l’orologio Omega da donna al polso della baronessa fermo al 12 dicembre 1980. È il giorno in cui fu uccisa? Non si sa nemmeno questo.