Quarto e ultimo giorno di interrogatori alla caserma dei carabinieri di Tolentino sul giallo dei Sibillini. Ora gli inquirenti dovranno tirare le somme per cercare di fare luce sulla morte di Jeannette Bishop May, 40enne inglese ex moglie del banchiere Evelyn Rothschild, e della sua assistente, la 39enne friulana Gabriella Guerin. Ieri il pm Francesco Carusi, che coordina l’indagine, e il Ros (Raggruppamento operativo speciale) di Roma hanno interrogato l’ex cantoniere Guido Di Girolamo di Bolognola, quasi novantenne, e Giulio Resparambia, 67enne di Muccia.
Quest’ultimo il 18 dicembre 1980 fu contattato per liberare la strada e permettere alle forze dell’ordine di arrivare alla Peugeot scura della baronessa Rothschild. Ad Acquacanina di Fiastra un elicottero localizzò l’auto. Ieri Resparambia ha spiegato: "Fui chiamato dai carabinieri per sgomberare la neve dalla strada. Sarebbe stata più influente, forse, la testimonianza di mio fratello (che non c’è più, ndr); dovrebbe essere stato lì qualche giorno prima con i cantonieri. Io però non ricordo nulla, Paolo non mi riferì niente, era un periodo di lavoro assiduo e non c’era tanto tempo di condividere. Non era stata data l’importanza dovuta a quest’auto, anche perché ad esempio io, che mi occupavo di sgombero neve, trovavo spesso mezzi lasciati a quell’altezza, lungo la strada che va da Pintura a Bolognola. Capitava di frequente trovare tre-quattro auto abbandonate lì perché non riuscivano a passare per le neve. L’auto della baronessa sarebbe stata notata tra i Piani di Ragnolo scendendo verso Casa Galloppa (dove furono trovate tracce del passaggio di qualcuno, si presume le due donne, ndr), che a quel tempo era utilizzata per lo più dai pastori. Dal punto in cui è stata trovata l’auto a Casa Galloppa la distanza è breve, circa 300 metri; per cui raggiungerla a piedi era possibile. Non è possibile invece arrivare dove hanno trovato i cadaveri (a Podalla di Fiastra, ndr). Io sono stato mandato a pulire e riaprire quindi la strada, per far accedere le forze dell’ordine, dopo che era stato notato il tettuccio dall’alto, che stava un chilometro più giù di dove arrivavo io abitualmente. Quel giorno, quando sono passato, c’erano due metri di neve". Inoltre Resparambia è fratello di Paolo: l’uomo che guidava il camioncino del gruppo di cantinieri che avrebbe visto l’auto prima della bufera. I fratelli Resparambia avevano un’impresa edile che si occupava di manutenzione delle strade per la Provincia e, come ditta privata, anche di sgombero neve.
"Mi occupavo di Bolognola, ma un periodo mi avevano mandato a Fiastra. Io non ho visto niente. Segreto d’ufficio. Sono più sereno ora perché non sapevo il motivo della convocazione. È la prima volta che vengo interrogato, e l’ultima", sono le poche parole dette invece da Di Girolamo. I teste ascoltati in queste due settimane sono stati: il geometra Nazzareno Venanzi con la moglie Francesca Carducci, il cugino Angelo Venanzi, Dea Pellegrini (che faceva da interprete per la famiglia Venanzi) e Ortelio Valori, titolare dell’hotel Sibilla, i due cacciatori che il 27 gennaio 1982 trovarono i resti delle due donne Domenico Panunti e Corrado Ermini. Poi Antonio Porfiri, il figlio di Vittorio, il sarnanese che aveva venduto alla baronessa il casolare in contrada Schito. Gianni Bianchelli, che le aveva viste nel pomeriggio della scomparsa, e gli ex cantonieri di Fiastra Giancarlo Frontoni, Vittorio Vallesi e Roberto Paganelli.