GIUSEPPE POLI
Cronaca

Banca cinese clandestina. Maxi frode internazionale, scattano sette arresti. Sequestri per 116 milioni

L’inchiesta: associazione a delinquere per ripulire fiumi di denaro sporco. La base a Civitanova e Corridonia: requisiti contanti, ristoranti e auto di lusso.

Banca cinese clandestina. Maxi frode internazionale, scattano sette arresti. Sequestri per 116 milioni

L’inchiesta: associazione a delinquere per ripulire fiumi di denaro sporco. La base a Civitanova e Corridonia: requisiti contanti, ristoranti e auto di lusso.

L’operazione "No Name" è scattata ieri all’alba coinvolgendo 250 finanzieri, ottanta auto, un elicottero e quattro unità cinofile. Con lampeggianti e sirene gli agenti della Guardia di Finanza sono entrati in azione tra Civitanova e Corridonia per smantellare una presunta organizzazione criminale cinese particolarmente articolata sul territorio, che avrebbe costituito anche una banca clandestina per ripulire il denaro di provenienza illecita, associazione ora accusata di frode fiscale internazionale per centinaia di milioni di euro, di riciclaggio e autoriciclaggio. Sono trentatré le persone di nazionalità cinese raggiunte da misure cautelari personali e reali, delle quali due già in carcere – i due soggetti promotori –, altre cinque agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico e altri due appartenenti al clan sottoposti all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Inoltre è scattato un sequestro di beni e disponibilità finanziarie per oltre 116 milioni di euro, che riguarda i sigilli posti a nove immobili, cinque ristoranti, conti correnti, auto di lusso che erano in posseso degli indagati (Porsche, Mercedes e Audi). In particolare è stata sequestrata una cittadella commerciale a Civitanova all’interno della quale ci sono vari punti vendita al dettaglio e all’ingrosso gestiti da cinesi. Gli agenti della Guardia di Finanza del comando provinciale di Ancona, su delega della procura europea Eppo, sedi di Milano e Bologna, si sono attivati alle prime ore del mattino, dando esecuzione nelle Marche, ma anche in Emilia Romagna, Puglia, Veneto, Toscana, Lombardia, Abruzzo, Campania, Piemonte e Lazio – ventuno in totale le province coinvolte – a un’ordinanza emessa dal gip del tribunale di Macerata. Il provvedimento, eseguito dal nucleo di polizia economico-finanziaria di Ancona con la collaborazione dei reparti del Corpo competenti per territorio, colpisce i componenti di una presunta associazione per delinquere cinese operante in Italia ma anche nel resto d’Europa. La misura è giunta al termine di una complessa attività di investigazione che ha messo a dura prova i finanzieri attraverso controlli di ogni genere, resi ancora più difficili dalla lingua cinese. Secondo le indagini, la frode internazionale funzionava così: numerose imprese, in realtà inesistenti, importavano dalla Cina, passando per la Grecia, centinaia di container che trasportavano soprattutto abbigliamento e accessori che giungevano in Italia dopo una serie di triangolazioni con società fittizie in Italia, Grecia e in Bulgaria che permettevano all’associazione di eludere il pagamento dell’Iva e di diminuire quello dei dazi doganali, sottraendo così a tassazione oltre 500 milioni di euro. Il denaro di provenienza illecita veniva riciclato per mezzo di una banca clandestina cinese, una cosiddetta "chinese underground bank", un sistema bancario occulto ma ben presente sul territorio, addirittura con "sportelli" fisici che operavano a Civitanova e Corridonia, uno all’interno di una villa e gli altri due in un’agenzia di viaggi e in un cash&carry. Così l’associazione avrebbe raccolto denaro e lo avrebbe stoccato per poi consegnarlo ai clienti che l’avevano ordinato.

Diversi imprenditori anche italiani, infatti, bonificavano importi in Italia o all’estero a fronte di fatture false, per poi recuperare il denaro pagato in contanti tramite la banca cinese, dietro pagamento di una commissione sull’operazione. Negli uffici dell’agenzia di viaggi i finanzieri hanno rinvenuto una macchina conta soldi e un caveau per lo stoccaggio delle banconote. Le indagini hanno fatto emergere un complesso sistema di trasferimento di fondi illeciti attraverso società fittizie, fatture per operazioni inesistenti e triangolazioni europee con cui l’associazione faceva transitare il denaro anche in Grecia, Bulgaria, Francia, Spagna, Germania, Estonia, Danimarca, Irlanda e Gran Bretagna, prima di farlo arrivare in Cina e, in parte, reintrodurlo sul territorio italiano. Perché i soldi illeciti così ripuliti venivano poi reinvestiti anche in Italia.