REDAZIONE MACERATA

Bambina morta soffocata a scuola: la sentenza slitta dopo l’estate

Fu fatale un rigurgito. I genitori confidano nella consulenza: "Soccorsi più celeri avrebbero potuto salvarla".

Slitta a dopo l’estate la sentenza di appello bis, sulla morte di una bambina di sei anni, soffocata da un rigurgito mentre era a scuola. Il fatto risale a quasi 20 anni fa. Ieri si è tenuta l’udienza della causa civile ad Ancona, che vede da un lato i familiari della piccola, assistiti dall’avvocato Gennaro Esibizione di Perugia, e dall’altro il Comune di Recanati, difeso dall’avvocato Riccardo Leonardi. Il 27 aprile del 2004 la bimba, invalida al cento per cento, dopo il pranzo a scuola era stata messa a dormire; dopo un po’, l’assistente a cui era stata affidata si accorse che non respirava e chiamò il 118. Ma all’arrivo dei sanitari purtroppo non c’era più nulla da fare. L’autopsia rivelò che un rigurgito era stato fatale. L’inchiesta penale fu archiviata, ma la famiglia avviò anche la causa civile contro la scuola e il Comune chiedendo il risarcimento di oltre un milione per quella perdita. La consulenza tecnica d’ufficio ritenne che se il 118 fosse stato chiamato più tempestivamente, la bimba avrebbe potuto essere salvata. Ma sia il tribunale di Civitanova, sia in appello quello di Ancona ritennero che l’asfissia fosse in fase troppo avanzata perché si potesse salvare la piccola, negando così il risarcimento. La famiglia allora si è rivolta alla Cassazione, che ha accolto il ricorso chiedendo alla corte di appello di motivare meglio i motivi per cui ci si era discostati dalla consulenza. Così gli atti sono tornati ad Ancona. La corte di appello ha dato termini alle parti per le conclusioni, la sentenza dunque dovrebbe arrivare dopo l’estate. L’avvocato Leonardi ha ribadito i vari punti già messi in luce nelle precedenti sentenze, "che avevano esaminato in maniera molto articolata e approfondita la vicenda – spiega – valutando ogni aspetto di una storia che meritava delicatezza e attenzione". Di parere opposto i genitori, secondo i quali deve rilevare il fatto che un minor ritardo nel chiamare i soccorsi avrebbe potuto salvare la figlia.

Paola Pagnanelli