LORENZO MONACHESI
Cronaca

Assunta Legnante, leggenda paralimpica: “Senza sponsor, contano più i follower delle medaglie”

L’atleta civitanovese ospite del Carlino dopo l’oro e l’argento alle Paralimpiadi. “Mi compro da sola le scarpe per allenarmi, non ho più la pensione d’invalidità”

Macerata, 2 ottobre 2024 – “Le medaglie? Non contano per le aziende, ora guardano quanti follower hai e i miei 6.500 sono insufficienti, perché per una sponsorizzazione ne chiedono almeno 10-15mila”. Eppure la pesista e discobola Assunta Legnante, classe 1978 e punto di forza della società Anthropos Civitanova, ha una ricchissima bacheca dove ultimamente ha riposto l’oro e l’argento vinti alle Paralimpiadi di Parigi, ma anche dalle precedenti edizioni è tornata a casa avendo nel borsone diverse medaglie. “E così – aggiunge – non ho sponsor, compro le scarpe per allenarmi, per lanciare: insomma, acquisto tutto”. L’aggravarsi di un glaucoma presente sin dalla nascita le ha causato la perdita della vista, costringendola ad abbandonare la carriera olimpica per abbracciare quella paralimpica.

Assunta Legnante, atleta dell’Anthropos Civitanova, in gara alle Paralimpiadi di Parigi
Assunta Legnante, atleta dell’Anthropos Civitanova, in gara alle Paralimpiadi di Parigi

Legnante, cosa ha pensato dopo aver vinto a Parigi l’oro nel peso e l’argento nel disco?

“Che è valsa la pena fare sacrifici per tre anni. In quei momenti sono ripassati nella mente gli infortuni, i dolori, i tanti allenamenti”.

Qual è stato il valore di quelle medaglie?

“Nel peso è stata una rivincita dopo l’argento a Tokyo e così sono andata a Parigi per riprendermi l’oro: però una cosa è dirlo e un’altra comunque farlo”.

Come ha vissuto l’argento nel peso a Tokyo?

“Inizialmente come un fallimento, non avevo perso una gara ed è successo alle Paralimpiadi. Poi ci ho ragionato sopra e ho pensato che non è proprio un fallimento dopo la rottura del tendine d’Achille, otto mesi sulla sedia a rotelle e quattro mesi di preparazione per quella Paralimpiade”.

Qual è la molla che la spinge ad allenarsi dopo avere vinto tutto?

“Devo vivere e mantenermi, già questa è una molla significativa, e poi ho ancora la fame di essere davanti”.

Assunta Legnante con il coach Roberto Minnetti nella redazione del Carlino
Assunta Legnante con il coach Roberto Minnetti nella redazione del Carlino

Adesso nel mirino ci sono le Paralimpiadi di Los Angeles?

“A livello di testa sicuramente, vediamo se il fisico mi aiuta. Gli acciacchi comincio ad averli da anni”.

Perché un’atleta così vincente non è entrata nel gruppo sportivo di un Corpo militare?

“All’inizio sono stata scartata per il problema agli occhi, da non vedente ho rifiutato”.

E perché?

“Ma se non ero idonea prima che lanciavo l’attrezzo a 19 metri come posso esserlo ora che ne faccio cinque in meno?”.

E come va avanti?

“È dura, ho la pensione di invalidità, ma mi è stata tolta e mi è rimasto solo l’accompagno”.

E perché gliel’hanno tolta?

“Perché la vittoria delle medaglie fa reddito”.

Qual è il premio in denaro per una medaglia?

“Centomila euro l’oro e mi sembra 50mila l’argento, sui quali paghiamo le tasse. Però adesso le cose sono cambiate e queste vittorie non faranno reddito”.

Cosa le hanno dato 34 anni di atletica vissuti ad alti livelli?

“A sapere gestire le emozioni, per esempio una gara difronte a 80mila spettatori, le forze”.

E nella vita?

“Sono cieca, sono sola, mi sono rialzata e faccio ciò che più mi piace. E poi la semplice resilienza: avere perso la vista e tornare a fare atletica, ad alzarmi dopo il grave infortunio del 2020”.

Si sente menomata dalla cecità?

“No, assolutamente, anche se fa sentire in difficoltà ritrovarsi fuori dipendendo da altri per chi, come me, ha vissuto 34 anni, in piena autonomia, con continui viaggi che mi hanno permesso di vedere il mondo”.

E come ha fatto?

“Alla fine è fondamentale trovare persone di cui ti fidi”.