di Paola Pagnanelli
Madre e figlio si sono stretti in un abbraccio, dopo un anno in cui non hanno potuto vedersi né sentirsi. Solo al termine dell’udienza Arianna Orazi ha potuto riavvicinarsi al figlio Enea Simonetti, nell’aula Iacoboni del tribunale di Macerata dove entrambi, con Enrico Orazi, padre di lei e nonno di lui, sono imputati per l’omicidio di Rosina Carsetti, avvenuto il 24 dicembre 2020 a Montecassiano. Arianna Orazi e il figlio Enea erano legatissimi. Lei usciva sempre con gli amici del figlio e avevano un rapporto quasi simbiotico. Insieme progettavano di aprire una pizzeria, dopo aver chiuso la rivendita di ricambi per auto gestita per anni da Enrico Orazi a Macerata. Ma dopo aver condiviso sempre fianco a fianco la morte di Rosina e la prima fase di indagini, vivendo per un periodo anche nel negozio di famiglia visto che la villetta era sotto sequestro, il 12 febbraio entrambi erano stati arrestati e divisi, lei in carcere a Villa Fastiggi a Pesaro, lui a Montacuto.
In prigione a Enea Simonetti – che ha 22 anni – è stato consentito di lavorare in biblioteca, preparando le varie schede e consegnando i libri ai detenuti che li richiedono. Un incarico abbastanza di fiducia. I due hanno avuto pochissimo modo di comunicare in questi mesi. E ieri la corte ha disposto che non fossero seduti vicini. Enea Simonetti dunque durante l’udienza era seduto in prima fila, di fianco all’avvocato Andrea Netti, mente la madre era dietro di lui. La donna si è molto risentita per il fatto che non le era permesso di stare vicino al figlio, e appena ha potuto, durante le pause dell’udienza, ha approfittato per scambiarci almeno qualche parola. Lo stesso Arianna ha fatto con suo padre, seduto poco lontano da lei di fianco all’avvocato Vecchioli. Terminata l’udienza, la polizia penitenziaria ha permesso a madre e figlio di avvicinarsi e i due si sono tenuti per qualche momento stretti in un abbraccio. La donna ha rincuorato il figlio, ha cercato di dargli forza, per quanto possibile in una situazione del genere. Arianna ha poi salutato da lontano anche il padre, unico dei tre a essere a piede libero dopo aver passato due mesi ai domiciliari. A Enrico Orazi è stato permesso anche di tornare nella villetta di via Pertini a Montecassiano.
Nelle prossime udienze, fissate dalla corte a giovedì alternati, si inizieranno a sentire i testimoni dell’accusa e poi quelli della difesa. Si capirà a quel punto quale sia la ricostruzione che la famiglia offre alla corte, distinta da quella della procura che accusa tutti e tre di omicidio. Arianna Orazi, che era stata anche intervistata in televisione e aveva ribadito che c’era stato un rapinatore quella sera, dopo l’arresto non ha fatto ulteriori dichiarazioni.
Invece nei mesi scorsi, dopo la chiusura delle indagini, il figlio ha chiesto di dare la sua versione ed è stato interrogato dal giudice per le indagini preliminari Giovanni Manzoni. Al magistrato, Enea ha detto che a uccidere la nonna era stato il nonno, durante un litigio. Il giudice gli aveva fatto presente che l’idea di scaricare ogni colpa su Enrico Orazi era stata di Arianna Orazi, durante una conversazione intercettata. Il ragazzo non ha replicato, ma a questo punto bisognerà vedere cosa sosterranno i tre davanti ai giudici.