ALESSANDRO FELIZIANI
Cronaca

"Alla scoperta delle antiche vie della Cina"

Il libro del prof Marco Meccarelli: qui viaggiavano merci, saperi e grandi scoperte. "Fu una sorta di globalizzazione ante litteram"

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di Alessandro Feliziani

A sessant’anni dal primo uomo in orbita nello spazio, già si parla di "space economy" quale terreno di competizione tra superpotenze. L’inserimento della Cina in questa concorrenza è enunciato come "La via della seta nello spazio". Una definizione che unisce il peso ricoperto oggi dal grande Paese asiatico nell’economia mondiale con il ruolo esercitato in passato. Per comprendere meglio la Cina di ieri in funzione della superpotenza di oggi, è di valido aiuto un recente libro, "Le antiche vie della Cina" (Manfredi editore, pp. 302, euro 30), del tolentinate Marco Meccarelli, docente nelle Università di Catania, Macerata e Urbino, dove tiene corsi di arte, storia e cultura cinese, materie per le quali ha conseguito un dottorato di ricerca alla Sapienza di Roma, oltre a un diploma post lauream in archeologia.

Meccarelli, autore anche di una monografia sulla "Storia della fotografia in Cina", è profondo conoscitore della civiltà cinese. Professor Meccarelli, nel 1971 Henry Kissinger definì la Cina "terra bellissima e misteriosa". Quanto di misterioso c’è oggi?

"L’Oriente ha da sempre generato il fascino dell’esotico non scevro da stereotipi e luoghi comuni difficili da sradicare. Oggi, però, abbiamo il dovere di sfatare i falsi miti non soltanto per conoscere la vera Cina, ma soprattutto per comprendere noi stessi".

Delle diverse "vie" (seta, tè, giada, bronzo, lacca, porcellana) con le quali la Cina si è relazionata al mondo, quali hanno maggiormente influenzato l’area mediterranea?

"Sicuramente la via terrestre della seta fin dall’antichità romana e le vie della porcellana e della lacca dal XVII secolo. Nel libro ho cercato di rintracciare le principali testimonianze archeologiche e artistiche cinesi, soprattutto per riflettere sull’importanza che ha avuto l’ininterrotta trasmissione della cultura materiale quale base evolutiva di tutte le civiltà. Le impervie vie hanno permesso la nascita di una sorta di globalizzazione ante litteram del mondo antico, con degli aspetti e delle conflittualità non del tutto differenti dalla globalizzazione attuale".

È possibile fare un bilancio di reciproche influenze culturali tra Cina e Occidente?

"Il rituale laico del tè delle cinque britannico, ad esempio, deriva dalla combinazione dell’utensile in porcellana unito all’infuso di tè, beni di lusso e prodotti esotici originari della Cina, trasmessi attraverso le antiche vie. Senza contare le grandi scoperte cinesi, come carta, polvere da sparo, bussola, che hanno rivoluzionato gli equilibri geopolitici. Il contributo costante proveniente dalla Cina è stato incommensurabile, molto di più di quanto si possa pensare".

Nel libro compie un approfondito excursus nell’arco di millenni. Possiamo intravedere un aspetto di attualità per l’oggi e per un prossimo futuro?

"Credo non debba stupire più di tanto il progetto già avviato di quella che è conosciuta, non a caso, come la nuova via della seta. Intensificando i rapporti diplomatici, commerciali e le infrastrutture tra Europa, Africa e Asia, la Cina sta adottando l’abile strategia per ricollocarsi al centro dello scacchiere mondiale, rievocando così i fasti dell’antico Seres, il paese della seta". Anche il gesuita maceratese padre Matteo Ricci ripercorre queste vie. Quanto è stato importante per la Cina e quanto lo è oggi?

"Durante i miei viaggi in Cina, mi è capitato spesso di parlare di Matteo Ricci, soprattutto del suo approccio estremamente diplomatico e culturalmente elevato, che lo hanno fatto appellare il confuciano dell’Occidente. Nel 2016, durante un incontro con 32 sinologi di tutto il mondo, le autorità accademiche cinesi menzionarono proprio Matteo Ricci quale simbolo iconico del dialogo interculturale per creare un ponte virtuale tra la Cina e il resto del mondo. I colleghi stranieri si voltarono verso di me e mi sentii particolarmente orgoglioso delle mie origini marchigiane. Oggi Macerata vanta un attivissimo Istituto Confucio, che in qualche modo sta continuando nell’opera inaugurata dal gesuita maceratese".

Si può dire altrettanto per l’orientalista Giuseppe Tucci?

"Tucci rimane una figura di primissimo piano per quanto concerne gli studi sulla Cina, ma soprattutto sul Tibet e sull’Asia in generale. L’operato di padre Matteo Ricci e di Giuseppe Tucci testimonia quanto le Marche abbiano contribuito alla conoscenza non solamente della Cina ma gran parte dell’Oriente".