REDAZIONE MACERATA

Alika, gara di solidarietà: "Ma ora non dimenticateci"

La vedova Charity sarà sfrattata con il figlio, nonostante le molte donazioni. L’avvocato: "Chiede un lavoro e una casa per poter vivere in modo dignitoso".

La vedova Charity sarà sfrattata con il figlio, nonostante le molte donazioni. L’avvocato: "Chiede un lavoro e una casa per poter vivere in modo dignitoso".

La vedova Charity sarà sfrattata con il figlio, nonostante le molte donazioni. L’avvocato: "Chiede un lavoro e una casa per poter vivere in modo dignitoso".

"Vorrei una casa per me e per mio figlio, e un lavoro per vivere dignitosamente dopo che mio marito, che si prendeva cura di noi, è stato ammazzato". Charity Oriakhi parla a fatica della condizione in cui si trova da quando, il 29 luglio 2022, il marito Alika Ogorchukwu è stato ucciso in mezzo alla strada a Civitanova. Per quel delitto, Filippo Ferlazzo è stato condannato anche in appello a 24 anni. Anche se per lui, l’avvocato Roberta Bizzarri che si è trattato di un delitto preterintenzionale: non voleva uccidere l’ambulante. "Mi sento abbandonata" dice in lacrime Charity. Intorno alla donna, subito dopo il delitto, si era mossa una grande rete di solidarietà, grazie alla quale furono raccolti quasi 150mila euro. "Di questa somma – spiega l’avvocato Francesco Mantella –, un terzo è stato messo via, per essere consegnata al figlio Emanuel quando avrà 18 anni. Con il resto la famiglia è andata avanti". La gestione non ha brillato per efficienza, nonostante parte dei soldi si fosse incaricato di tenerli il Comune di San Severino, che li ha usati per affitti e bollette. "Ora però Charity si è trovata in difficoltà con il padrone di casa, con il quale abbiamo trovato un accordo ma che comunque vuole sfrattarla. E visto che qui il Comune non ha messo un euro in bilancio per questa famiglia, lei vuole tornare a Tolentino, dove abitava prima del terremoto. Questa donna ha perso il marito, il bambino ha perso il padre, per colpa di un omicidio commesso da un italiano. Come si può non voler dare loro un futuro sereno. Lei parla male l’italiano, fa fatica anche ad andare nelle agenzie immobiliari, ora darà fondo alle ultime somme rimaste, ma vuole una mano caritatevole che le consenza di uscire dalle sabbie mobili dove è sprofondata dalla morte di Alika, per se stessa e per il bambino". Charity ha sempre ringraziato l’ufficio immigrazione della questura, che le ha dato i permessi per restare. "Ma perché non darle anche la cittadinanza – chiede ancora l’avvocato Mantella –. Questa famiglia deve potersi rimettere in carreggiata, non hanno fatto nulla di male se non subire l’uccisione dell’uomo che si prendeva cura di loro".