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Addio a Marisa Cingoli: "Donna curiosa e tenace"

La ricorda così con un post su Facebook il nipote Enrico Mentana. L’anziana era molto legata a Civitanova come del resto tutta la sua famiglia.

Addio a Marisa Cingoli: "Donna curiosa e tenace"

Addio a Marisa Cingoli. Originaria di Civitanova si è spenta a Milano, ottantenne. A darne notizia su Facebook il nipote Enrico Mentana, direttore del Tg de La 7. Era sorella della mamma Donatella, che sposò Franco Mentana, giornalista della Gazzetta dello Sport. Viveva a Milano "ed era una donna tenace e sorridente. Molti l’avevano conosciuta solo agli ultimi capitoli, volontaria alla stazione Centrale di Milano - racconta - al tempo del più massiccio arrivo di profughi da Siria e Nord Africa. Fino a pochi mesi fa ha insegnato l’italiano a gruppi di immigrati prima di ritirarsi per il male che l’aveva attaccata".

Aveva sempre lavorato nelle società di import export e poi nella moda. Descritta dal giornalista come "una donna indipendente e curiosa. L’aveva vaccinata alla vita l’esperienza degli ultimi due anni di guerra quando lei, bambina ebrea, fu nascosta in un fienile sui monti delle Marche per sfuggire alle retate naziste, insieme ai genitori e a Lella, la sorella maggiore che dieci anni dopo mi avrebbe messo al mondo. Ciao zia, fai buon viaggio e salutami mamma". Tra i Cingoli e Civitanova un forte legame, fin dai primi del 900 quando aprirono un pastifico che aveva sede a Palazzo Sforza, poi chiuso nel 1914. Una parte della famiglia viveva in via Battisti, anche Marisa e Lella che poi sposò Franco Mentana.

I due dopo il trasferimento a Milano continuarono a frequentare la città col piccolo Enrico, soprattutto il mare e gli chalet La Croce del Sud e Giovanni e Anna. Anche Marisa amava Civitanova e ad amici con cui era rimasta in contatto diceva spesso ‘mi piacerebbe tornare a citanò’. Tra i Cingoli spicca anche la figura di Gina, nata a Civitanova nel 1912, insegnante, riportata in auge dall’Anpi, che si trasferì a Torino dopo il matrimonio e che venne espulsa dalla scuola dopo l’emanazione delle leggi razziali da parte di Mussolini.

Lorena Cellini