REDAZIONE MACERATA

Accusa di bancarotta fraudolenta, imprenditore assolto dopo 10 anni

L'imprenditore Giuseppe Martini assolto da accuse di bancarotta fraudolenta documentale dopo 10 anni: la corte di appello di Ancona riqualifica il reato in bancarotta semplice.

L’avvocato Gabriele Cofanelli difendeva l’imprenditore che è stato prosciolto dall’accusa di evasione fiscale

L’avvocato Gabriele Cofanelli difendeva l’imprenditore che è stato prosciolto dall’accusa di evasione fiscale

Accusato di bancarotta fraudolenta documentale, è stato assolto l’imprenditore Giuseppe Martini, dopo oltre 10 anni dal fallimento. Nel 2014 la società maceratese Arca Design, realtà imprenditoriale del settore edile, era stata dichiarata fallita dal tribunale. I tre amministratori che si erano succeduti nel tempo erano stati accusati di bancarotta fraudolenta patrimoniale, per aver distratto beni e crediti per oltre 700mila euro, e di bancarotta fraudolenta documentale per aver sottratto libri e scritture contabili, oltre all’accusa di aver aggravato il dissesto per omessa istanza fallimentare. In primo grado, il tribunale di Macerata aveva assolto Martini, originario di Visso ma con interessi imprenditoriali internazionali, dall’accusa di bancarotta fraudolenta, ma lo aveva condannato per bancarotta fraudolenta documentale a due di reclusione, con l’ inabilitazione dall’esercizio di una impresa commerciale e l’incapacità di esercitare uffici direttivi per due anni due. Secondo i giudici Martini non aveva consegnato al curatore fallimentare i libri e le scritture contabili obbligatorie, per danneggiare i creditori. L’avvocato difensore Gabriele Cofanelli aveva quindi fatto appello spiegando che l’imputato, amministratore per un breve periodo della società, aveva agito con la massima diligenza, sino a mettere a disposizione della Arca Design le sue risorse personali e impegnandosi per sanare i debiti.

Il dissesto non era quindi imputabile a Martini, il quale aveva assunto la carica solo per tentare un ultimo salvataggio societario, senza conseguire alcun profitto di natura personale. E la corte di appello di Ancona ha accolto completamente la tesi difensiva, sostenuta dall’avvocato Massimiliano Cofanelli in udienza, riqualificando il reato nella meno grave ipotesi colposa di bancarotta semplice, e dunque assolvendo Martini.