Abusi sulle figlie di 13 e 11 anni. Questa l’accusa da cui deve difendersi un operaio 35enne che, però, si proclama del tutto innocente. Ieri per lui è iniziato il processo. I fatti sarebbero avvenuti dal 2018 al 2021, in un Comune della provincia dove la famiglia era andata a vivere dopo il terremoto. Un paio di anni fa, la figlia maggiore avrebbe confidato prima a una amica e poi a due insegnanti che il padre, quando la madre e la nonna erano fuori o dormivano, l’avrebbe costretta a subire atti sessuali. Aveva detto che anche la sorella più piccola avrebbe subito le stesse attenzioni, e che entrambe avrebbero sempre avuto paura di chiedere aiuto a qualcuno, temendo che il padre facesse loro cose ancora peggiori. Dopo la denuncia, le due sorelle sono state sentite in tribunale con l’assistenza di una psicologa, ed entrambe hanno confermato gli abusi. Così l’uomo è finito sotto processo con le accuse di violenza sessuale aggravata, atti sessuali con minorenne e corruzione di minorenne. Ieri si è tenuta la prima udienza, rinviata per iniziare a sentire i primi testimoni dell’accusa. L’imputato, difeso dall’avvocato Pietro Siciliano, assicura che le figlie abbiano inventato tutto, facendo anche dei racconti contraddittori. Per le bambine l’avvocato Mariagioia Squadroni, loro tutrice, ha nominato il collega Paolo Carnevali che si è costituito parte civile.
p. p.