
A ciascuno il suo acquazzone e il suo dovere
Paola
Pagnanelli
Un giorno capita a Sforzacosta, il giorno dopo a Camporotondo, e prima a Monte San Martino. In questi giorni di tempo incerto, gli acquazzoni estivi si sono trasformati in bombe d’acqua, e dove scelgono di scaricarsi si fanno i conti con gli allagamenti e i danni.
Si tratterà di un fenomeno passeggero? Può darsi. Sarà una normale evoluzione del pianeta della quale non dobbiamo preoccuparci? Possibile. Sarà colpa di chi non pulisce i fossi o di chi non si prende cura dei fiumi? Anche questo non è da escludere. Sarà un problema contro cui il singolo cittadino non può far nulla? Opinione legittima. Tuttavia, il mondo è fatto di tanti singoli cittadini, con le loro abitudini, le loro idee e, soprattutto, le loro scelte quotidiane. La mia raccolta differenziata quotidiana non salverà il mondo, ma la mia indifferenza non lo aiuterà di certo. Nessuno di noi, nel suo piccolo, può impedire gli sversamenti di petrolio nel mare. Ma possiamo avere un maggiore criterio nei nostri consumi, usare maggiore attenzione, limitare i danni per quello che possiamo. Soprattutto, possiamo smettere di negare il riscaldamento globale, e di deridere chi cerca di fare qualcosa. In Emilia, a Senigallia, a Porto Recanati, abbiamo tutti conosciuto la potenza dei fenomeni estremi. Dopo si può ripulire, asciugare, rifare, ci si rimboccano le maniche e ci si rialza. Ma se c’è qualcosa che possiamo fare anche noi per contrastare questa estremizzazione dei fenomeni atmosferici, proviamo almeno a metterla in atto. A noi costa poco, ma siamo in tantissimi e gli effetti potrebbero essere sorprendenti.