"Quando abbiamo partecipato al bando sapevamo di avere davanti una grande sfida, sia per il titolo in sé, sia perché mancava dallo Sferisterio da 20 anni. Così, da quando abbiamo vinto ci siamo messi al lavoro per capire che tipo di operazione potessimo fare e l’intuizione è arrivata studiando il libretto. La finzione è l’ingranaggio principale del Barbiere e allora mi sono detto: perché non far esplodere questa finzione portando l’azione all’interno di un set?". Ha dovuto attendere due anni, perché la pandemia ha stravolto ogni piano, ma ora il regista Daniele Menghini è pronto a far debuttare oggi, alle 21, la sua rilettura del Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini.
Il progetto era partito nel 2020 quando il Macerata Opera Festival decise di indire un concorso internazionale, in collaborazione con Opera Europa e il Rossini Opera Festival, riservato ad artisti under 35, rimasto in stand-by per un paio di anni in attesa che la capienza allo Sferisterio tornasse al 100% dopo la pandemia. E ora ci siamo. Anche in quest’opera non mancherà il connubio con il cinema, filo rosso che collega le opere del Mof. "Ho deciso di approfondire la figura di Figaro, di questo servo che si emancipa, che gira il mondo e che capisce come il denaro sia il motore di tutto – racconta Menghini -. Questo spirito nuovo, di intraprendenza e riscatto, mi ha fatto pensare a un barbiere diventato una star, con un format televisivo ambientato nel suo salone dove fa incontrare uomini e donne e, durante i tagli, progetta di farli innamorare. Figaro, quindi, è una sorta di deus ex machina e tutto girerà attorno alla sua astuzia, fino a quando alla fine arriverà un politico che si innamorerà di Rosina e la storia si attorciglierà su quello". Anche adattare un allestimento con pochi attori in scena, come prevede il Barbiere, a un palco enorme quale è quello dello Sferisterio, per Menghini è stata una sfida. "Abbiamo ricreato una sorta di palco nel palco, con uno stage centrale dove vengono girate le puntate e poi ci sono dei momenti in cui andremo a utilizzare la zona periferica, per esempio con il camerino di Rosina", conclude il regista che racconta anche com’è stato confrontarsi per la prima volta con l’impatto dell’arena. "Sembra quasi di stare su una nave, perché quando sali sul palco vedi che è enorme e ti tremano le gambe – spiega -. Poi ti fermi e dici: ok capiamo come poter essere amici e da lì ho cominciato a studiare come poterlo gestire al meglio. Sappiamo che l’eredità del Barbiere è pesante, è come mettere le mani su Amleto, sono quei pilastri della cultura con cui è difficile confrontarsi. Quindi siamo entrati in arena con questa responsabilità, ma c’è stata una grande libertà con il direttore d’orchestra a trattare il materiale in maniera autentica, cercando di connetterci con la pancia e ricostruire un ponte di dialogo con il pubblico di oggi. Sono soddisfatto del risultato, per di più ho un cast di attori che sono veri animali da palcoscenico".
Il Barbiere sarà dedicato al regista Graham Vick, scomparso un anno fa, che era presidente di giuria del concorso nel 2020. "All’epoca ne avevamo parlato tanto ed era curioso di vedere come sarebbe stata la produzione – ricorda Menghini -. Sapere che siamo riusciti a dedicarla a lui, sarà un’emozione in più". Oltre al debutto di stasera, il Barbiere di Siviglia, che vedrà sul palco Ruzil Gatin, Roberto De Candia, Serena Malfi, Alessandro Luongo, Andrea Concetti, Fiammetta Tofoni, William Corrò, mentre Alessandro Bonato dirigerà dal podio la Form, sarà riproposto domenica, venerdì 19 e domenica 21 agosto.