L'Ibis sacro egiziano, uccello estinto in Egitto, è arrivato anche nelle valli mirandolesi in provincia di Modena. L'ha fotografato Antonella Rubano. Il volatile si è presentato per la prima volta intorno ai corsi d'acqua tra San Martino Spino e la borgata Tre Gobbi, in dieci esemplari. Questo grande volatile, forse fuggito da qualche gabbia di parchi ecologici, in Francia, dalla Camargue, negli anni Novanta, o da allevamenti privati, circo o zoo, si è già notato anche in Piemonte, in Veneto e in Lombardia. Sembra aver trovato l'habitat ideale, ma è mal visto dagli ambientalisti, soprattutto da Lega Ambiente, che lo classifica nocivo e capace di annientare altre specie. Da due anni ha cominciato a nidificare. Certamente creerà problemi all'ecosistema.
Nell'antichità dei faraoni l'Ibis era venerato come una divinità, come Dio Thot. E' nero e bianco, con il becco ricurvo, ha la testa e il collo nudi. Una volta si trovava solo nell'Africa subsahariana. Dunque una specie alloctona, aliena, invasiva come la nutria, il visone o lo scoiattolo grigio. Mangia pesci, anfibi, crostacei, piccoli roditori, molluschi, lombrichi, insetti, uova e pulcini di altre specie. Il regolamento europeo 1143, numero 230, lo ostacola e combatte. Tutte le specie invasive, infatti, possono causare problemi alla salute e alle attività economiche. La sua nocività è dall'Ispra stimata il 12 miliardi di euro l'anno perché trattasi di predatore onnivoro.
Sergio Poletti