I bagnini e il rapporto umano

Entrando in un’agenzia di una banca, specie in un grande centro, sembra di essere capitati in una sala della Nasa con la maggior parte delle persone che dietro un monitor e parlando su un piccolo microfono all’altezza delle labbra. Quasi tutto si fa tramite dispositivi elettronici. Giusto. Quando si fanno milioni di operazioni anche complesse l’ausilio della tecnologia è indispensabile. Se spostiamo la scena sulle nostre spiagge la situazione, con il vincolo delle gare, potrebbe risultare quasi simile, se non peggio. Dove prima c’erano una decina di bagni privati gestiti da piccoli/medi operatori, ora potremmo trovare un mega stabilimento di proprietà di Amazon, o di Mc Donald, o Lidl, e via dicendo, profondamente automatizzato dove puoi accedere previa prenotazione e digitando un codice di accesso che ti viene inviato sul tuo supporto digitale. Arrivi e, come in un parcheggio, inserisci il codice stesso e ti appare una schermata in cui ti viene indicato il numero della tua posizione nella spiaggia, con tanto di piantina che ti illustra il sito. Ti stendi sul lettino e cerchi di orientarlo come preferisci; niente da fare: l’orientamento è automatico ed avviene secondo un meccanismo che ricorda una meridiana. Con i bagnini in carne ed ossa, di cui diventi amico (con lo scambio di auguri a Natale), fai presto a verificare la convenienza sotto l’aspetto sia economico che di confort. Con i grandi gruppi dovresti fare una ricerca di mercato, ammesso che non si siano accordati per livellare le condizioni. Non si capisce, a pensarci un tantino, quali sarebbero gli eventuali vantaggi per gli utenti. Di sicuro si perderebbe molto in termini di rapporti umani.

Enrico Venturoli