Imola, 17 dicembre 2019 - Accoglienza calda, nonostante la serata gelida, per Stefano Bonaccini, ieri in città per la campagna elettorale in vista dell’appuntamento con le Regionali del 26 gennaio. Per il comizio che conclude la giornata imolese del governatore il Pd sceglie prudentemente l’Elio’s cafè all’ora dell’aperitivo. E il risultato è per forza di cose quello di un locale stipato. Con decine e decine di imolesi anche fuori, nello spazio tra la rotonda e porta Montanara, ad ascoltare dagli altoparlanti. «Rifiutiamo ogni tentativo di discutere solo di quello succederà a Roma il giorno dopo le elezioni" avverte il presidente in corsa per la riconferma. E riferendosi al centrodestra a trazione leghista, che si affida a Lucia Borgonzoni, aggiunge: "Parlano della caduta del governo perché hanno poco da dire sull’Emilia-Romagna". Bonaccini rivendica l’aver riempito, nelle scorse settimane, piazza Maggiore a Bologna (video) senza i leader nazionali del Pd. "Abbiamo costruito un clima diverso rispetto a un mese fa – assicura –. Ora c’è voglia di combattere. E le sardine ci hanno dimostrato che c’è più gente di quanto si pensasse che non vuole una politica fatta di odio e urla". Poi i due cavalli di battaglia: la sanità ("Parlare di modello lombardo come fa la Lega vuol dire cavalcare quella privata") e i nidi. "Abbiamo appena consegnato 20 milioni ai Comuni per ridurre le rette – rimarca Bonaccini –. E bisogna usare i fondi europei per estendere i posti".
Poi il presidente uscente fa leva sull’orgoglio della sinistra imolese, che ha risposto ‘presente’ all’invito a una serata alla quale, in mezzo ai tanti cittadini, si vedono anche sindaci del circondario, ex amministratori, rappresentanti di varie associazioni e i vertici di Ausl e Montecatone. "Mi fa arrabbiare quando sento la Lega che parla di regione da liberare – avverte –. L’Emilia-Romagna ha pagato un prezzo altissimo per liberarsi dal nazifascismo 74 anni fa. E anche quando dicono che vogliono vincere affinché qui si possa lavorare anche senza tessere di partito o sindacato penso a quanti, anche a Imola, nel Dopoguerra si sono spaccati la schiena non certo perché avevano raccomandazioni". E ancora, da Bonaccini un passaggio sulle polemiche per la mancanza del simbolo del partito nei suoi manifesti elettorali ("Non mi candido solo per il Pd ma per una coalizione larga e civica, è la Lega che si vergogna a mandare in giro da sola la propria candidata") e sui sondaggi tanto di moda in questi giorni: "Ci dicono che siamo avanti, ma contano solo i voti nelle urne". Infine c’è il (delicatissimo) tema del rapporto con il M5s, che alla fine ha deciso di presentarsi alla regionali, con il quale il Pd governa a Roma. "A loro ho provato a offrire la possibilità di costruire un programma insieme, ma non hanno voluto confrontarsi", ricostruisce il governatore. E cita il caso della consigliera grillina Raffaella Sensoli che farà voto disgiunto (M5s e Bonaccini), secondo una strada destinata a essere seguita in riva al Santerno anche da insospettabili come l’ex assessore Maurizio Lelli, presente in mezzo al pubblico al comizio di ieri sera. «In questa città avete un argomento in più rispetto agli altri – conclude il presidente della Regione evocando proprio il flop del M5s –. C’è stata un’amministrazione che l’ultima cosa cui ha pensato è stata la competenza. Si è limitata a credere che ‘nuovo per nuovo’ andasse bene. La Sangiorgi in un anno e mezzo non mi ha mai nemmeno telefonato, quando invece io dialogo e discuto con sindaci di ogni colore politico tutte le settimane. E questa è la cosa più clamorosa".