REDAZIONE IMOLA

Mercatone Uno fallito, 5 anni vissuti con il fiato sospeso

Dal concordato di inizio 2015 al fallimento di Shernon Holding passando per l’inchiesta della Procura sui vecchi vertici dell’azienda. Ecco la storia del crac

Mercatone Uno, dichiarato il fallimento di Shernon Holding

Mercatone Uno, dichiarato il fallimento di Shernon Holding

Imola, 25 maggio 2019 – Era il 2015 quando per Mercatone Uno, reduce da un periodo di crisi segnato dal crollo dei fatturati, si aprirono le porte del commissariamento. Un passaggio doloroso ma necessario, quello dell’amministrazione straordinaria, dopo che a gennaio di quell’anno l’azienda aveva chiesto e ottenuto di essere ammessa alla procedura di concordato preventivo ammettendo l’esistenza di un debito pari a 400 milioni di euro. A dicembre 2017, dopo quasi tre anni di buio, i primi spiragli di luce per il futuro dello storico marchio. Sul tavolo dei commissari straordinari Stefano Coen, Ermanno Sgaravato e Vincenzo Tassinari arrivano infatti sette offerte vincolanti per l’acquisto dei complessi aziendali. Ad agosto 2018, per Mercatone Uno, sembra iniziare una nuova era. La Shernon Holding Srl, acquisisce i 55 punti vendita dislocati in tutta Italia, unitamente alla sede direzionale di Imola e alla piattaforma logistica di San Giorgio di Piano. Un’acquisizione, del valore di 25 milioni di euro, che pare come detto aver segnato l’uscita dell’azienda dal lungo e complicato periodo di difficoltà. Ad aprile di quest’anno, invece, la prima doccia fredda: Shernon Holding presenta domanda di ammissione al concordato preventivo, procedura alla quale possono aderire aziende in crisi nel tentativo di arrivare a un risanamento. Si parla di un tentativo di allargare la compagine sociale, ma così non sarà.

In queste ore, mentre da tempo erano ripartite le proteste di sindacati e lavoratori, e si erano susseguiti i tavoli di crisi, il tribunale di Milano ha infatti decretato il fallimento della Shernon Holding. In parallelo, collegata al crac, è partita una inchiesta sui vecchi vertici dell’azienda (i fatti contestati vanno dal 2005 al 2013) che ha portato, a gennaio 2018, la Procura di Bologna a inviare otto avvisi di fine indagine per bancarotta fraudolenta per distrazione.