ENRICO AGNESSI
Cronaca

Victoria dall’Ucraina a Montecatone

"Qui mi sono accorta di come l’aspetto umano faccia la differenza. Non è solo una questione di fisioterapia: è un...

"Qui mi sono accorta di come l’aspetto umano faccia la differenza. Non è solo una questione di fisioterapia: è un...

"Qui mi sono accorta di come l’aspetto umano faccia la differenza. Non è solo una questione di fisioterapia: è un...

"Qui mi sono accorta di come l’aspetto umano faccia la differenza. Non è solo una questione di fisioterapia: è un luogo dove c’è amore, c’è ascolto, c’è il desiderio di rinascita". A parlare è Victoria, una giovane psicologa Ucraina arrivata a Montecatone nell’ambito di una importante collaborazione tra l’istituto imolese, la Fondazione Soleterre, l’ospedale di Dnipro e la prima unione medica territoriale di Lviv, al fine di "rafforzare la capacità degli ospedali ucraini di rispondere alle emergenze legate al conflitto in corso".

A raccogliere la testimonianza di Victoria è un paziente di Montecatone, Vittorio Da Mosto, 27 anni, ricoverato a seguito di un incidente occorsogli lo scorso anno. Due storie che si intrecciano: una segnata dalla guerra e dalla volontà di dare un senso e una seconda vita alla sofferenza altrui; l’altra di chi sta dando un nuovo significato alla propria esistenza dopo aver subito una mielolesione.

"La guerra aveva già iniziato a devastare il suo paese nel 2014, ma essendo troppo giovane non è riuscita a capire le dimensioni di quell’evento fino a otto anni dopo, quando il mondo cambiò – spiega Victoria a Vittorio –. A un certo punto i telegiornali cominciarono a parlare di numerose vittime e noi non sapevamo più se avremmo avuto ancora un Paese".

Racconta Victoria che, insieme a molte altre persone nel suo Paese, si è trovata nella necessità di riconfigurare una esistenza per offrire il suo contributo a chi, come i soldati, lottano ogni giorno per affrontare i traumi della guerra. A Montecatone, Victoria ha potuto constatare l’importanza non solo della riabilitazione fisica ma anche delle relazioni, le attività ricreative e il supporto psicologico. E racconta di come durante la sua permanenza abbia potuto vedere come gli operatori e i pazienti si sostengono a vicenda, di come l’atmosfera vada oltre la semplice cura fisica.

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