Marco Signorini
Cronaca

Tra tasse e speranze

Imola, 22 febbraio 2015 - Imposta di soggiorno. Due parole che anche a Imola stanno per essere associate, ma che stridono fortemente. Imposta è legata al verbo imporre, costringere. E spesso siamo ‘costretti’ a pagare tasse per servizi che non corrispondono a quanto versiamo. Soggiorno, invece, evoca la parola vacanza, libertà di scelta, relax e pausa dai tanti problemi che ci assillano.

Ma cosa succederà tra qualche tempo a Imola? Accadrà che chi vorrà soggiornare in città, ma probabilmente anche nei comuni del Circondario, dovrà sborsare altri soldi, oltre a quelli per pagarsi vitto e alloggio. Quelli appunto dell’imposta di soggiorno. La cifra? Ancora non si sa, anche se pare oscilli dall’euro ai poco meno di quattro al giorno per persona. E così, se una famigliola composta da padre, madre e due bambini under 14, decidesse di fare un salto a Imola per tre giorni (un classico venerdì-domenica, ripartendo il lunedì mattina), nel caso in cui la tassa fosse attorno ai tre euro, potrebbe arrivare a spenderne 18. Più o meno il costo del carburante per arrivare a Imola, partendo da Milano. Ovviamente se non si viaggia con un macchinone. 

E parliamo della famigliola ‘ideale’ e cioè con figli che, secondo quanto trapela dal Comune, non pagherebbero la tassa. A questo punto, però, sorge spontanea una domanda. Perché venire a Imola? E’ una città sufficientemente ‘attrattiva’ da introdurre una tassa di soggiorno per i turisti? Non era forse meglio prima fornire dei servizi tali da giustificare al turista una tassa da pagare, piuttosto che annunciare il proposito di utilizzare i soldi che si incasseranno per ‘dare organicità’ allo sviluppo turistico. Intanto si paga... E, cosa ne penserà, chi fino ad ora, per farsi una ‘panoramica’ della zona, avrebbe scelto la Imola a misura d’uomo piuttosto che la movimentata Bologna?

La questione è anche un’altra. Sentir parlare di nuove tasse, in questo periodo, dove le tasche sono sempre più vuote, è ancora più respingente. La speranza, quindi, è quella che prevalga il buon senso e che si cerchi di incidere il meno possibile sulle tasche dei turisti e che si utilizzi fino all’ultimo centesimo incassato per fare cose concrete che contribuiscano a rendere sempre più appetibile la città. Con una consapevolezza: Imola è davvero un luogo da scoprire e anche da ‘gustare’. E ha potenzialità che, fino adesso, non sono state sfruttate nella loro interezza. Non solamente per sbagli delle istituzioni. Occorre che anche i privati ci credano e, molti lo stanno già facendo. Partendo dal settore dell’enogastronomia. Gli esempi ci sono e vanno valorizzati. Utilizzando i soldi che si incasseranno per portare il nome di Imola in Italia e all’estero. Una città che, anche per il suo recente passato (vedi Formula Uno), merita di essere conosciuta e non dimenticata.