REDAZIONE IMOLA

Sillaro, 14 giorni dopo. Piante abbattute e fango: "Servono lavori subito"

Nella zona di Pianta dove il fiume è straripato due volte in poco più di un anno. Lungo il corso d’acqua, una selva. Un cittadino: "Intervenire o risuccederà".

Nella zona di Pianta dove il fiume è straripato due volte in poco più di un anno. Lungo il corso d’acqua, una selva. Un cittadino: "Intervenire o risuccederà".

Nella zona di Pianta dove il fiume è straripato due volte in poco più di un anno. Lungo il corso d’acqua, una selva. Un cittadino: "Intervenire o risuccederà".

Piante abbattute, fango, l’acqua che ancora non se ne va da alcuni angoli di campagna come in un casolare abbandonato. E poi tanti detriti. L’acqua del Sillaro ora è bassa e tranquilla, ma le tracce della sua furia sono ancora ben visibili. Siamo nella zona di Pianta, dove due settimane la piena del Sillaro alimentata dalle forti piogge è straripata inondando Castel Guelfo per la seconda volta in poco più di un anno. Questo angolo del Sillaro però non è tutto del comune, attraversa infatti due territori, quello dozzese e quello guelfese.

Mentre si cammina, si ha costantemente la sensazione di affondare nel suolo, con un fango che non si è ancora seccato. Poi, lo dice l’esperienza di un anno fa, diventerà durissimo. Nel tratto in cui il Sillaro è straripato c’è una selva, un bosco, tanto fitto che raggiungere il fiume è praticamente impossibile. Bisognerebbe attraversare metri di ‘giungla’. Su questo eccesso di vegetazione aveva in particolare puntato il dito nei giorni scorsi il consigliere comunale di opposizione Gianni Tonelli.

"Qui non sono ancora stati fatti lavori e andrebbe ripulito", racconta Martino Bressan, un abitante della zona, mentre indica i campi circostanti coperti di fango e il tratto in cui l’acqua è arrivata impetuosa uscendo dal letto del fiume e arrivando poi fino all’abitato di Castel Guelfo. "In realtà andava già fatto – aggiunge –, ma proprio a seguito di quanto successo dovrebbero essere eseguiti al più presto. Altrimenti, alla prossima pioggia, l’acqua tornerà a invadere tutto e sarà ancora peggio".

Due settimane dopo, a Castel Guelfo, restano tensione e rabbia dei cittadini dopo che l’acqua ha allegato un’ampia zona di periferia e centro della cittadina, per la seconda volta in poco più di un anno. Ma almeno all’apparenza la vita sta cercando di ritrovare forme di normalità. Nelle vie Nadi e Zanella, le zone più colpite dall’acqua, non c’è più alcuna traccia dei mobili accatastati uno sull’altro dai cittadini che, con grande fatica, ripulivano le proprie case e gli scantinati e buttavano via ciò che non funzionava più, intriso di acqua e fango. Immagini purtroppo già viste in tutta la Romagna nel 2023.

Eppure non tutto è normale. Tutt’altro. Anche senza entrare nelle case allagate dall’acqua 14 giorni fa, i marciapiedi rimangono coperti da una sottile patina di polvere e fango secco, che sembra non voler andare via.

Anche i portici della piazzetta Dante Alighieri sono stati ripuliti, ma qualche segno del fango sui muri è rimasto, a ricordare l’altezza a cui è arrivata l’acqua due settimane fa.

" L’anno scorso qualcuno ha dovuto fare un mutuo per ricostruire casa – dice Bressan – e quest’anno si ritrova a doverlo rifare". C’è chi guarda il cielo grigio di questi giorni e spera che non piova. Il timore diffuso è che possa accadere per una terza volta.

Francesca Pradelli