REDAZIONE IMOLA

Scavone (Forza Italia):: "Sanità regionale, manca l’organizzazione"

Il centrodestra critica i lunghi tempi di attesa dell'Ausl di Imola per visite specialistiche. Scavone di Forza Italia denuncia carenze organizzative e propone assunzioni per ridurre le liste d'attesa. Ausl investe per aumentare prestazioni, ma criticità persistono.

Il forzista Angelo Scavone

Il forzista Angelo Scavone

I tempi di attesa dell’Ausl di Imola per le visite specialistiche finiscono nel mirino del centrodestra. E in particolare di Angelo Scavone, candidato al consiglio regionale con Forza Italia. "Purtroppo i dati relativi al mese di ottobre evidenziano delle forti criticità", protesta Scavone.

Nel dettaglio, si parla di 35 prenotazioni oltre i tempi di attesa per una visita ginecologica; 183 per quella dermatologica; 40 per quella gastroenterologa e 28 per quella urologica.

"Il nostro servizio sanitario regionale è in difficoltà per una carenza di organizzazione, programmazione e una gestione verticistica ma continua a funzionare solo per merito dei professionisti – afferma l’azzurro –. Il personale sanitario deve essere ascoltato, coinvolto e valorizzato, solo in questo modo si riusciranno a dare risposte e servizi puntuali ai cittadini".

In questa ottica, per "garantire la qualità della cura per tutti" secondo Scavone bisogna "ridurre le lunghe liste di attesa con l’assunzione di nuovo personale medico specialistico e infermieristico".

Va detto che nelle scorse settimane l’Ausl, sulla base delle indicazioni arrivate dalla Regione, ha varato un piano per accorciare i tempi di visite e prestazioni. Si parla di un investimento da oltre un milione di euro per aumentare del 18% in un anno le visite e del 14% gli esami diagnostici, superando così il traguardo delle 300mila prestazioni in un anno, vale a dire oltre 42mila in più rispetto al 2023. L’obiettivo è arrivare a fine anno a 311.350 prestazioni, con un 20% di incremento garantito dall’aumento del personale, un 7% da visite ed esami aggiuntivi che l’Azienda acquista dai propri professionisti in libera professione (la cosiddetta ‘Similalp’) e il 73% garantito da accordi con il privato accreditato. Dati alla mano, le criticità però restano.

"Neanche l’attuazione dei Cau ha portato i benefici alle strutture sanitarie e ospedaliere come il pronto soccorso – sottolinea Scavone –. E purtroppo questo nuovo modello rischia di favorire un atteggiamento consumistico delle prestazioni sanitarie e nel contempo si mortifica la rete dei medici di famiglie e pediatri invece di rafforzarne il fondamentale ruolo che svolgono con elevata professionalità".