di Enrico Agnessi
Se non è un record, poco ci manca. Sono ben sette gli studenti di un’unica sezione dello Scarabelli per i quali ieri mattina non sono iniziati gli esami di maturità. Sette alunni non ammessi su un totale di 24: una circostanza piuttosto anomala (considerato anche che nelle altre cinque classi quinte dello stesso istituto la quota dei respinti oscilla da zero a due), sulla quale viene mantenuto il massimo riserbo.
Le famiglie, che già da alcune settimane sapevano della ‘bocciatura’, hanno chiesto da parte loro un chiarimento ai vertici dell’istituto. Ora però, deluse dalle spiegazioni ottenute, sono pronte a rivolgersi al Tar per far valere le proprie ragioni.
I punti salienti della vicenda scandiscono queste bollenti giornate di giugno. I genitori dei sette alunni non ammessi a gli esami di Stato, dopo aver ricevuto la comunicazione degli esiti dello scrutinio, il 14 di questo mese hanno incontrato il dirigente scolastico Gian Maria Ghetti. Dopo le rimostranze delle famiglie, il preside ha riconvocato il Consiglio di classe per il giorno successivo. L’indomani, lo stesso Ghetti ha però inviato ai genitori una mail dal contenuto inequivocabile: nulla da modificare rispetto alle decisione già prese.
Tutto finito? Niente affatto. Le famiglie di due dei sette alunni, ovviamente insoddisfatte, hanno dato mandato all’avvocato Andrea Giglio di fare un accesso agli atti (per il momento il legale ha ricevuto soltanto i documenti di uno dei due alunni) e di presentare al dirigente scolastico due distinti reclami che lo stesso Giglio ha formalizzato tra la fine della scorsa settimana e l’inizio di quella in corso. Martedì pomeriggio per entrambi i ricorsi ha però ricevuto la medesima risposta: "Svolte le valutazioni del caso, anche in raccordo con il Consiglio di classe, non si ritiene di dover procedere in autotutela alla revocaannullamento degli atti in oggetto".
Così ieri mattina allo Scarabelli gli esami di maturità per la classe in questione sono iniziati a ranghi decisamente ridotti. E ora, almeno per quanto riguarda due delle sette famiglie coinvolte, la strada da seguire sembra essere quella del Tribunale amministrativo regionale.
"Questa risposta non fa luce sulle effettive risorse che la scuola avrebbe mobilitato per consentire a tutti gli studenti l’ammissione all’esame di Stato – protesta l’avvocato Giglio in riferimento al mancato accoglimento dei due reclami –. Sia i ragazzi che le loro famiglie restano profondamente amareggiati ed insoddisfatti tanto da valutare seriamente l’opportunità di ricorrere al Tar".