Imola, 4 novembre 2023 – Il colpo di grazia. La piena del Santerno ha sommerso, per la seconda volta in meno di sei mesi, il bar ristorante ‘Giù al lago di Riviera’ di via Chiusa a Borgo Tossignano.
L’incubo esondazione che torna d’attualità e cancella, in poche ore, quelle interminabili settimane di lavoro, sudore, lacrime e sacrifici inanellate per ripartire dopo il dramma dell’alluvione di primavera. Giornate passate al fianco degli uomini dell’Esercito, dei Vigili del Fuoco e della Protezione Civile armati di pompe per aspirare acqua, detriti e fango.
Era il 19 luglio scorso quando Donato Silvano, gestore del locale affacciato sui due bacini per la pesca sportiva, tornava a riabbracciare la sua clientela. Amici che, tramite una campagna di donazione crowdfunding, avevano contribuito a materializzare il miracolo della riapertura.
"E’ anche peggio dell’altra volta – scuote la testa sconsolato –. Ci sono almeno 70-80 centimetri di acqua in più e tanto fango. Sembra la scena di un film. La piena, che ora sta lentamente rientrando, ha coperto tutto". La furia del Santerno si è scatenata attorno alle 23 di giovedì notte con una violenza inaudita. L’allarme era stato dato per tempo dal sindaco Mauro Ghini perché i dati dei livelli idrometrici provenienti dalla zona di Firenzuola parlavano chiaro: "Siamo riusciti a spostare le automobili con le quali ci siamo allontanati in direzione di Imola – non si dà pace Silvano –. Eravamo consapevoli dell’inevitabile disastro e ci siamo risparmiati il flagello di assistere impotenti alla scena. L’esperienza di maggio ci è stata utile per affrontare con più raziocinio il momento".
Con un’amara sentenza: "La nostra avventura lavorativa ai laghi di Riviera finisce qui, sicuramente molleremo tutto – annuncia affranto –. Completeremo la lista dei danni e, salvato il salvabile, penseremo a come reinventarci senza più la nostra casetta mobile, lavoro e con un bel cumulo di debiti".
Già, poi lo sfogo: "Ci siamo accollati tutti i costi della ricostruzione con l’unico appiglio della generosità delle persone attraverso le donazioni – confida il gestore che ricorda i sorrisi durante l’asta benefica di quest’estate con tanti cimeli sportivi battuti all’incanto al bar Parsòt di piazza Gramsci e la raccolta di 3mila euro (da abbinare alla campagna su GoFundMe che sfiorò i 5mila euro ndr ) –. Abbiamo debiti ancora in essere, non possiamo andare avanti".
Non solo. "Questa volta occorre un intervento vero da parte delle istituzioni, ai piani più alti, perché qui ci sono due famiglie senza più reddito e tutto il resto – lancia il suo appello Silvano –. Siamo disperati, aiutateci".
Con una serie di interrogativi che riempiono la testa: "Nei mesi scorsi saranno state prese tutte le precauzioni necessarie per evitare questa nuova rovina – si domanda –? Dobbiamo fare un video virale come i residenti della Casolana o qualcuno si accorgerà di noi?".
Uno sfogo simile a quello di tante altre famiglie della zona che, a pochi mesi dal disastro di maggio, si trovano nuovamente a fare i conti con acqua e fango e con la consapevolezza che i cosiddetti ’eventi eccezionali’ sono ormai diventati ’normalità’.