REDAZIONE IMOLA

Quando Borgia vide Leonardo e Machiavelli

Quando Borgia vide Leonardo e Machiavelli

Leonardo da Vinci, Niccolò Machiavelli e Cesare Borgia, tre uomini che hanno segnato il Rinascimento, per un breve periodo della loro vita, si ritrovarono insieme ad Imola. Nell’autunno 1502 lo scienziato e artista, il filosofo e politico, e il condottiero figlio di Papa Alessandro VI calpestarono le strade cittadine, ognuno con un diverso fine: il ’Valentino’ stava ampliando e rafforzando i suoi possedimenti, Leonardo aveva accettato senza riserve l’incarico, che il Valentino gli aveva offerto sempre nel 1502, di mappare i territori da lui conquistati proprio come architetto e ingegnere militare. Il Valentino era divenuto un uomo di grande potere e del resto, anche Machiavelli ne era ormai convinto tanto da scrivere: "Questo signore è magnifico, e nelle armi è tanto animoso che non è sì gran cosa che non gli paia piccola, e per gloria e per acquistare Stato mai si riposa né conosce fatica o periculo: giugne prima in un luogo che se ne possa intendere la partita donde si lieva; ha cappati e’ migliori uomini d’Italia". Machiavelli, era in città per conto della Repubblica fiorentina per decifrare il gioco del ’principe secretissimo’. Un momento di intreccio politico e militare di importanza strategica per il mondo di allora che vide la città al centro. I due toscani si incontrarono ad Imola, ma delle loro conversazioni c’è solo un accenno in alcune lettere di Niccolò, laddove riferisce di informazioni avute da "uno dei nostri", un fiorentino al servizio di Cesare Borgia che "sa le cose di questo Signore". Il ritratto di un Leonardo doppiogiochista non è inverosimile. Nel marzo 1503, infatti, si separa dal padrone della Romagna e rientra a Firenze. Egli aveva intuito l’inizio della parabola discendente del suo protettore. Il mese prima, Borgia aveva cercato di avvicinarsi alla monarchia cattolica spagnola, incrinando le relazioni con la Francia e indebolendosi politicamente. Inoltre, il 18 agosto morì suo padre, il Papa, e il suo successore, Giulio II, non esitò a incarcerarlo. Nel 1507, fiaccato dalle malattie, cadrà in un’imboscata mortale a Viana, in Navarra.

Andrea Podestà