VALENTINA VACCARI
Cronaca

Disastro pesche e nettarine: "Abbattiamo i frutteti e tagliamo la manodopera"

Il grido d’allarme di due produttori dell’Imolese

Giordano Alpi con le sue pesche

Imola, 27 luglio 2015 - Si temeva di aver toccato il fondo, ma purtroppo non è così. La stagione delle pesche, quest’anno, va peggio del 2014. Almeno a sentire alcuni produttori storici dell’Imolese. «Le nettarine stanno gradualmente scomparendo dall’Emilia Romagna»: È il grido d’allarme di Giordano Alpi, produttore di Zello, nell’azienda di famiglia nata nel 1962. Oggi ha 30 ettari di frutteti e vigneti, di cui sette vocati alle pesche. «Ma tempo fa avevo il doppio di peschi, in 5 anni ho abbattuto sette ettari di alberi. Quest’anno probabilmente farò lo stesso con altri tre». E fortuna che, nella crisi, il settore agricolo è quello che si difende meglio. «Siamo alla disfatta – rincara –. Manterrò solo le varietà migliori».

Ciò significa una flessione dell’occupazione sui campi: «Se fino a qualche anno fa la mia era una media azienda con una quindicina di dipendenti in estate, oggi ho soltanto quattro operai». La débacle è determinata da prezzi che non coprono i costi di produzione. «È una rimessa: un chilogrammo di pesche, in media, mi costa tra i 30 e i 32 centesimi. Però, quando vado in cooperativa a conferire la frutta, le nettarine sono pagate 25 centesimi, le pesche tra i 22 e i 27». Come difendersi? «Attraverso certificazioni come la GlobalGap, protocollo europeo che permette di esportare all’estero». Ma non basta. Fatto sta che al supermercato le pesche sono vendute a prezzi ben più alti dei costi di produzione. A volte sono addirittura inavvicinabili. «Quando la frutta si vendeva al mercato ortofrutticolo o sotto casa – spiega Alpi –, c’era più onestà. Ora la Grande Distribuzione ha preso il sopravvento e decide il prezzo indipendentemente dal rapporto tra domanda e offerta». Una GDO troppo forte di fronte ai coltivatori? «Noi abbiamo un prodotto deperibile che deve essere consumato nel giro di qualche giorno, la GDO lo sa e abbassa il prezzo». Se a questo si aggiunge l’invasione di prodotto spagnolo, i produttori sono arrivati alla frutta.

Sulla stessa linea Claudio Marani, venti ettari di nettarine a Mordano, nell’azienda agricola di famiglia che nasce più di un secolo fa. «Si piange perché vendiamo il prodotto a prezzi che fanno ridere – esordisce –. Oggi si parla di 20-25 centesimi al chilo, ma i costi di produzione si aggirano intorno ai 30». Per Marani il 2015 è peggio dello scorso anno. «L’Italia ha diminuito drasticamente l’esportazione e la Germania si serve prevalentemente da Francia e Marocco. A noi rimangono i mercati dell’est». Anche nell’azienda di Marani questa disfatta si riflette sul personale: «Abbiamo quattro dipendenti in meno del 2014 e se continuiamo così nel 2016 saremo costretti a ridurre di altrettante unità». Il mordanese non conferisce la frutta in cooperativa, ha fatto una scelta diversa: «Teniamo il prodotto nelle nostre celle e ci serviamo di un paio di mediatori che trovano i commercianti a cui vendere. Sono loro poi a lavorare la frutta. Un esperimento cominciato tre anni fa, ma che ora sta dando i primi risultati».