Parco di San Mamante. Nuovi alberi e arredi: "Recuperiamo l’area"

Dopo settimane di studio, ricerca e condivisione, parte l’operazione rinascita. Previsti anche abbattimenti di alcune piante in cattive condizioni.

Parco di San Mamante. Nuovi alberi e arredi: "Recuperiamo l’area"

L’esperto di Arboricoltura Stefano Tedioli che sta conducendo i lavori

Una nuova vita per il Parco San Mamante di Tossignano. Settimane di studio, ricerca, condivisione con la cittadinanza e lavoro nell’area verde della frazione collinare di Borgo Tossignano. Un’oasi che è parte integrante di quel Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola certificato dall’Unesco a Patrimonio dell’Umanità. "Interventi di manutenzione straordinaria resi ancora più necessari dopo i fenomeni alluvionali degli ultimi tempi – spiega in un video postato sui suoi canali social il primo cittadino Ghini -. La nostra visione punta al deciso recupero di un sito monumentale per il quale, a parte la manutenzione ordinaria, non era stato fatto molto in passato". Da qui l’avvio della collaborazione con gli esperti della Tedioli Arboricoltura. Ma anche la rendicontazione alla comunità di ogni singolo passaggio in programma avvenuta durante un partecipato incontro pubblico a fine luglio. Poi, il coinvolgimento attivo delle associazioni come la Pro Loco di Tossignano e il comitato della Festa della Polenta. I volontari, infatti, sono entrati in azione già in queste settimane con piccole opere di restauro di alcuni arredi pubblici rovinati dal tempo.

"La filosofia dell’intervento straordinario di manutenzione si è concentrata nella valorizzazione delle alberature autoctone e nel censimento di quei fusti che presentavano criticità evidenti – racconta Stefano Tedioli, arboricoltore europeo certificato -. Per questi, purtroppo, si è optato per un piano di potature e abbattimenti per garantire la sicurezza". E ancora: "Il Parco di San Mamante ha una storia farraginosa: partito come cava di gesso si è convertito in luogo di culto e di commemorazione – continua Tedioli -. Dal disegno originale con cipressi e rose bianche si è passati all’introduzione, immagino per ragioni estetiche, di elementi non autoctoni come pini neri, palme, magnolie e cipressi dell’Arizona che hanno manifestato criticità una volta maturi". Troppo dura la vita per quelle specie non abituate a resistere a terreni rocciosi avari d’acqua: "I loro fusti erano devastati da funghi nel cilindro centrale e sarebbe bastato un forte vento, o una a nevicata, per metterli ko – spiega-. Piante secche e compromesse che lasceranno posto, durante l’inverno, a piantumazioni di lecci, cipressi e pini domestici che miglioreranno anche la resistenza del suolo. Il modo migliore per costruire un parco florido e resiliente". Intanto, il materiale sminuzzato dopo abbattimenti e potature è fermo in loco per favorire la creazione di una maggiore sostanza organica in ambito roccioso. Non solo. "Un piano di miglioria congiunto con municipio e cittadinanza (c’è anche la firma della progettista Erika Babini, ndr) che comprenderà pure il reintegro e l’aggiunta di arredi urbani – conclude Tedioli -. Panchine, tavoli, bacheche e la cartellinatura con qr code per riconoscere ogni pianticella. Il Parco di San Mamante è molto interessante dal punto di vista morfologico, geologico e arboreo. I nuovi innesti alimenteranno anche i giusti equilibri ecosistemici per contrastare i cambiamenti climatici in atto".