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Massimo Mercelli
Il maestro Massimo Mercelli, flautista e promotore culturale della scena musicale contemporanea, è stato nominato direttore artistico del Festival delle Nazioni, uno degli appuntamenti più prestigiosi del panorama musicale e culturale italiano. L’incarico ufficiale al cittadino imolese è stato conferito sabato scorso, nel corso di un incontro conviviale a Città di Castello, sede del festival, dalla Presidente e vice-presidente del Consiglio di Amministrazione del Festival delle nazioni, Silvia Polidori e Rodolfo Pambianco. Un’occasione per Mercelli per ampliare ulteriormente il patrimonio culturale e artistico della musica, parallelamente al suo lavoro con l’Emilia-Romagna Festival, di cui è fondatore.
Mercelli, come si sente ad aver ricevuto questa nomina?
"Sono felicissimo. Ho un legame nei riguardi del festival che parte da quando ero studente. Feci il concerto come migliore allievo. Poi sono tornato come solista ospite nei concerti. Lo conosco dagli anni Settanta. In Italia i festival di musica con un’età come quella di città di Castello penso siano pochissimi, diventa un dovere etico continuarlo, migliorarlo, proteggerlo e rinnovarlo. È un cocktail di sensazione positive."
Cosa intende fare per sviluppare il festival?
"Continuare con le indicazioni lasciate, dell’ottimo lavoro fatto da Aldo Sisillo, partito per più prestigioso incarico. La mia caratteristica è quella di rendere il classico contemporaneo, quindi renderlo nella vita quotidiana della gente e adattarlo nel nostro tempo. Voglio anticipare, per questo festival, una presenza, in futuro, di premi Oscar, di temi importanti. Oltre che la nazione ospite ci saranno da festeggiare gli 800 anni dalla nascita di San Francesco. L’Umbria è una terra di Santi, questi eventi messi insieme rappresentano una fonte di energia e di stimoli alla creatività."
Lei ha alle spalle un’esperienza nata presto, come è nata la sua passione per la musica?
"Mi è sempre piaciuto ascoltarla. Poi, quando avevo 12 anni, la mia insegnante di musica delle medie, Enrica Bertazzini mi diede un flauto dolce. Lei rimase colpita e dopo qualche lezione mi disse che suonavo molto bene. Chiamò i genitori per un incontro. Loro, pensando che avessi fatto chissà che cosa, pensarono al peggio e invece lei disse loro che finite le medie dovevo andare al Conservatorio. Poi, qui, ho deciso di dedicarmi ufficialmente al flauto per ‘colpa’ di Ivano Fossati, con cui ho avuto anche corrispondenze, dopo essere rimasto colpito da una sua esibizione."
Cosa si augura da questa nuova esperienza?
"Di fare bene il mio lavoro e creare opportunità per lo sviluppo culturale e per il turismo. Suonare per me non è mai stato abbastanza. Ci tengo a precisare che il mio lavoro con l’Emilia Romagna Festival proseguirà senza problemi, anzi, voglio cogliere quest’occasione per creare delle sinergie".
Francesca Pradelli