
’Maggie’, una poetessa fra i banchi di scuola
Una poetessa tra i banchi di scuola. Maria Mancino, nome d’arte ’Maggie’, è stata per anni collaboratrice scolastica all’Ic 7 Imola prima e al Liceo Sabin a Bologna poi. Con il suo lavoro si è presa una rivincita nei confronti del destino che l’aveva costretta a una carriera scolastica da studentessa più breve di quanto avesse voluto e, negli anni, non si è accontentata, vincendo una sfida ancora più grande: è diventata scrittrice e poetessa. Il suo nome d’ arte, ci racconta lei, deriva da una canzone che parla proprio di una ragazza libera, in grado di ritrovare se stessa. Nata a Campobasso, è cresciuta a Matrice, paesino tra le colline molisane, e ha scritto poesie fin da bambina. Poi, incuriosita dalla narrativa, ha cominciato a scrivere racconti, che ha pubblicato con le case editrici Fernandel, e Negretto.
Ha affrontato attraverso una narrazione ironica i significati più profondi dell’esistenza. Qual è stata la sua fonte di ispirazione principale nella scrittura poetica?
"La natura, perché vivendo in campagna non avevo distrazioni ed ero immersa nel verde dei colli molisani".
C’è un tema ricorrente o un motivo particolare che ritorna spesso nei suoi versi?
"Il tema è l’essere umano in rapporto con l’universo, che diventa consapevole attraverso le esperienze di vita, che poi sarebbero gli ostacoli che tutti noi incontriamo".
Ha avuto influenze letterarie o poetiche significative nella sua carriera?
"Amo leggere le poesie, e ce ne sono alcune che mi suscitano emozioni come per esempio ’La voce a te dovuta’ di Pedro Salinas e ’Io ti chiesi’ di Herman Hesse".
Esiste una poesia o una raccolta che lei sente rappresentare la sua voce artistica?
"La raccolta che la rappresenta al meglio è ’La memoria della betulla’ de ’Il Babi Editore’, una raccolta che esprime il mio percorso di scrittura, come per esempio accade nella poesia ’Che era notte’, che racconta il superamento di un dolore che ho provato io, ma che possono provare tutti".
A quale delle sue poesie è affezionata particolarmente e perché?
"Ce n’è più di una, ma direi ’Crescono poesie’ (poesia che ha vinto il primo premio al concorso poetico ’Luigi Antonio Trofa’). Racconta di una bambina che, con i polsi inzuppati d’olio, giocava con bambole di fango che si asciugavano al vento e con matite senza punta scriveva poesie, mentre nei solchi nasceva il grano. Mi riporta indietro nel tempo a vivere le emozioni che provavo da bambina, quando ero insieme alla famiglia in Molise".
Ha progetti futuri o nuovi percorsi artistici che sta esplorando attualmente?
"Fare laboratori poetici per innescare l’amore verso la poesia in diversi luoghi, scuole di tutti i gradi, continuare il progetto di scrittura al centro diurno ’Casa Azzurra’, promuovere il libro di narrativa ’Da grande farò il bidello’ che uscirà nel 2025 e ’Innesco poetico, siamo tutti poeti e non lo sappiamo’. A settembre dovrei iniziare un laboratorio poetico nel carcere minorile di Bologna, intitolato ’Le parole che liberano’".
In che modo cerca di trasmettere le emozioni al lettore?
"Il poeta quando scrive prova emozioni e cerca di dare voce alla collettività, non solo a se stesso; in questo modo anche il lettore che legge, non solo con gli occhi, ma con il cuore, proverà le stesse sensazioni di chi le ha scritte".
Che cosa l’ha portata a spostarsi dal Molise a Imola?
"Non so se avrei mai lasciato il Molise, al quale sono molto affezionata se non fosse stato per seguire il mio progetto di vita col ragazzo che poi ho sposato, il quale viveva a Imola... Il Molise me lo porto dentro da 32 anni, da quando l’ho lasciato; Imola però è stata una madre adottiva perfetta, mi ha permesso di vivere in un ambiente generoso e ospitale. Mi ha dato tante opportunità per crescere e sentirmi costantemente a mio agio, infatti sono ancora qui!".
Filippo Gulinelli e Francesco Palpati IIIB ’Orsini’-Ic 7 Imola