Si avvicina l’accensione del nuovo impianto di Hera per il recupero della fibra di carbonio. Lo stabilimento, previsto nell’area aziendale di via Casalegno, del quale in città si discute ormai da diverso tempo, verrà avviato "a brevissimo" e porterà avanti un "progetto molto innovativo".
Lo assicura Maurizio Giani, direttore marketing di Herambiente, che ha presentato la novità a Ecomondo, evento internazionale di riferimento dell’economia green e circolare, che si conclude oggi nel quartiere fieristico di Rimini.
"Il nuovo impianto è pensato per le aziende dell’automotive – spiega Giani –. Anche loro hanno bisogno di materiale di recupero e, dal momento che la fibra di carbonio vergine ha un costo molto elevato, tramite questo impianto siamo in grado di produrne un quantitativo importante che proviene dal recupero. In questo modo, anche loro possono reintrodurla in un ciclo di chiusura del cerchio e quindi di economia circolare dedicato appunto a questo mondo delle autovetture e di tutti gli altri componenti che utilizzano la fibra di carbonio".
Il progetto imolese, che nascerà nel quartier generale di Hera all’inizio della zona industriale, è assolutamente innovativo a livello europeo, non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche per la rilevanza strategica dei materiali coinvolti.
Il piano, sviluppato da Herambiente in collaborazione con il dipartimento di Chimica industriale ‘Toso Montanari’ dell’Università di Bologna e dall’azienda Curti, prevede la realizzazione a Imola di un impianto di recupero di materiali compositi contenenti fibra di carbonio, costituiti soprattutto da scarti di lavorazione e finissaggio e manufatti a fine vita, oggi destinati a essere inevitabilmente smaltiti discarica.
Grazie a un processo di recupero brevettato, unico in Italia, basato sulla pirogassificazione, sarà prodotta fibra di carbonio rigenerata con caratteristiche meccaniche assolutamente analoghe a quelle della fibra vergine. L’obiettivo è creare un ciclo chiuso nella catena del valore della fibra di carbonio, intercettando gli scarti di lavorazione in tutte le fasi che portano dalla materia prima al prodotto finito, con una particolare attenzione ai settori high-tech, ad esempio, di motorsport, nautica o aviospazio.
In tal modo sarà possibile recuperare e rigenerare la fibra di carbonio per poterla rendere nuovamente disponibile alle filiere produttive. Il ciclo – spiegano dall’azienda – è in teoria ripetibile all’infinito.
L’importanza dell’intervento è da leggersi anche in relazione al trend della domanda di fibra di carbonio e dei materiali compositi, di cui si stima una crescita media annua nel medio termine di circa il dieci per cento, con la generazione di un gap tra domanda e offerta che, con la capacità attuale, non verrà colmato.
Il recupero della fibra di carbonio consentirà sia di ridurre questo gap, che di diminuire drasticamente l’impatto ambientale della filiera: la tecnologia impiegata nell’impianto realizzato a Imola, infatti, ridurrà almeno del 50 per cento gli impatti e del 90 per cento i consumi energetici rispetto alla produzione di fibre vergini.
L’investimento complessivo previsto per l’avviamento dell’impianto è di circa otto milioni di euro, di cui circa 2,2 milioni finanziati dall’Europa attraverso il Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza.
red.cro.