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Cronaca

Tour, l’ex ciclista Coppolillo è sicuro: "Tanti si innamoreranno della bici"

Dozzese d’adozione, l’ex compagno di squadra di Pantani subì due brutte cadute in Francia nel 1999: "Dovetti ritirarmi, ma quelle pedalate sono ancora un magnifico ricordo. Il Tour è a un altro livello".

L’ex ciclista Coppolillo è sicuro  : "Tanti si innamoreranno della bici"

L’ex ciclista Coppolillo è sicuro : "Tanti si innamoreranno della bici"

Dozza (Bologna), 29 giugno 2024 – Per Michele Coppolillo, calabrese ma dozzese d’adozione, il ricordo più nitido del Tour de France che corse nel 1999 ha le forme della Francia interna che superata la Loira comincia a inerpicarsi verso il paesaggio battuto dai venti della Bretagna e della Normandia. Nella terza tappa il suo Tour cambiò volto: una sbandata in mezzo al gruppo, uno sferragliare di biciclette, e si ritrovò sull’asfalto. "Risultato: 37 punti di sutura in una gamba", ricorda l’oggi 56enne direttore sportivo del team Iner.

Come andò a finire?

"Strinsi i denti: essendo uno scalatore volevo almeno saggiare la gamba sulle montagne. Il giorno dopo corremmo quella che ancora oggi è la tappa col record di velocità del Tour: 50,36 di media oraria. Tenni duro e acquistai fiducia. Ma nella frazione con arrivo a Sestriere caddi di nuovo in discesa: dovetti ritirarmi. Eppure quelle pedalate sono ancora oggi un magnifico ricordo. Ecco spiegato quanto significa il Tour per un ciclista".

Più di ogni altra gara, vero?

"In gruppo l’atmosfera è completamente diversa: tutti là dentro stanno vivendo il momento chiave della loro vita sui pedali. Ve lo dice uno che ha fatto un podio alla Milano-Sanremo, per definizione la gara che può dare senso a una carriera. Ma il Tour è a un altro livello".

Non sarà una Grande Boucle qualunque anche per via della lista dei partenti.

"Per la prima volta si ritrovano a gareggiare assieme tutti i sei fenomeni del ciclismo esplosi ai grandi livelli fra il 2019 e il 2020. Non sappiamo quando vedremo di nuovo Pogacar, Vingegaard, Roglic, Evenepoel, Van Aert e van der Poel nella stessa corsa. Credo si daranno battaglia sulla salita di San Luca: è adatta a ciascuno di loro".

Una grande occasione anche per Imola e la Romagna.

"Assolutamente. Proviamo a pensare a posti come Pau, la Planche des Belles Filles, il Puy de Dôme, il Mûr-de-Bretagne. Quanti li conoscerebbero se non fossero luoghi icona del Tour de France? A Imola abbiamo avuto un assaggio di quello che può fare il ciclismo: la Gallisterna grazie al mondiale 2020 si è ritagliata il suo posto nel mondo. Immaginiamo cosa può fare il Tour: si tratta di moltiplicare il tutto quasi all’infinito".

Poi però dovranno essere gli emiliano-romagnoli a tenere viva la fiamma, giusto?

"Sono tranquillo. Basteranno pochi minuti di passaggio del Tour de France per accendere la passione per questo sport in molte delle persone che a bordo strada assisteranno al passaggio dei ciclisti. Fra qualcuno dei più giovani ci sarà probabilmente chi si innamorerà della bici e non la lascerà più".

E forse vedremo sbocciare il campione che manca...

"I talenti in realtà ci sono, nelle grandi corse sono regolarmente protagonisti a vari livelli, in base ai loro ruoli in squadra. Non vedremo forse più un plotone di ciclisti romagnoli analogo al nostro a fine anni ‘90, ma solo perché il ciclismo si è globalizzato. Il fatto che sulle nostre salite arrivino uomini cresciuti sulle Ande, sugli altopiani africani o in Colorado è un ulteriore motivo di orgoglio".

Dove si apposterà per vedere il passaggio della corsa?

"Domani sarò impegnato con la mia squadra al Giro del Veneto. Ma al bar di Toscanella, ritrovo dei ciclisti della zona, sarà come se ci fossi. La mia maglia del resto è sempre lì appesa".