L’Enduro Motor Valley alza la voce: "La strada di crinale va riaperta"

I volontari dell’associazione contestano la chiusura del tratto che va dal Passo di Prugno verso Monte Battaglia. Il portavoce Magnani: "È un percorso storico, vorremmo capire chi ha preso questa decisione". .

L’Enduro Motor Valley alza la voce: "La strada di crinale va riaperta"

Alessandro Magnani, portavoce di Enduro Motor Valley, davanti al cartello che impedisce il passaggio sulla strada di crinale fra Passo di Prugno e Monte Battaglia

I volontari di Enduro Motor Valley, da anni impegnati in operazioni di pulizia e manutenzione della rete sentieristica della vallata del Santerno, alzano la voce. Il motivo? Capire quello che succede alla strada di crinale che dal Passo di Prugno si dirige verso Monte Battaglia, al confine tra i territori di Fontanelice e Castel del Rio e quello di Casola Valsenio in provincia di Ravenna. Un’arteria che poi prosegue per la chiesa di Valmaggiore e la località Casa del Gobbo prima di sfociare in Toscana.

"Chiusa al transito di ogni tipo di veicolo, bici comprese, con cartelli di divieto dappertutto e non sempre in sintonia – lamentano gli enduristi con l’ambiente nel cuore –. È il collegamento principale sulle nostre colline da dove si diramano tutti i sentieri escursionistici più importanti che da oltre 12 anni cerchiamo di mantenere percorribili con i nostri interventi".

Non solo. "Questa strada di crinale che fa da spartiacque tra le valli del Santerno e del Senio è come la via Emilia per l’Emilia Romagna – sottolinea Alessandro Magnani, portavoce del sodalizio –. Da qui transitò Papa Giulio II che da Roma si recò in visita a Ravenna facendo tappa a Valmaggiore".

Una dorsale nota anche per i più aspri combattimenti della Linea Gotica durante la Seconda Guerra Mondiale: "Moltissimi reduci statunitensi sono tornati a far visita a questi luoghi – continua –. Ma anche i loro figli e nipoti che guidiamo nei punti più significativi come Monte Cappello, Canovaccia e Monte Battaglia. Ora è tutto chiuso. Vorremmo capire chi ha preso questa decisione e se è frutto di demagogia ambientalistica o di una burocrazia esasperata. L’effetto di questo divieto è un ennesimo impedimento per l’economia rurale turistica e agricola con conseguenze dirette sullo spopolamento delle nostre zone".

Anche Elena Gaddoni, quattro volte campionessa italiana e azzurra di mountain bike, non si dà pace: "Da 25 anni mi alleno su queste pendici e vietare l’utilizzo di strade di questo tipo significa perderle nel giro di poco a causa di smottamenti, alberi crollati e crescita di rovi. Serve una manutenzione continua e la loro regolare percorrenza".

"Per anni abbiamo collaborato con le amministrazioni locali – conclude Alessandro Magnani – tra interventi di manutenzione nei parchi pubblici, smaltimento di discariche abusive, servizi di sicurezza e consegna di farmaci e di generi alimentari alle famiglie rimaste isolate a causa delle frane. Ora ci aspettiamo una presa di posizione chiara da parte degli amministratori su questo assurdo divieto di circolazione".