GABRIELE TASSI
Cronaca

Le cicatrici dell’alluvione "Ancora tante frane ’silenti’ Lunghe fratture sui pendii"

Matteo Berti, geologo dell’Università di Bologna, traccia la mappa degli smottamenti in Vallata "Estate perfetta per interventi di ripristino, ma in caso di piogge il rischio resta concreto".

Le cicatrici dell’alluvione "Ancora tante frane ’silenti’ Lunghe fratture sui pendii"

di Gabriele Tassi

Fratture lunghe metri nei grandi campi della Vallata tradiscono un nemico nascosto. "Frane silenti", come le definisce il geologo dell’Università di Bologna, Matteo Berti, piccoli cedimenti verso i quali serve "un’attenzione particolare".

Professore, mentre si affronta il tema della ricostruzione ce n’è un altro che quindi non deve passare in secondo piano?

"Sono ben evidenti i danni provocati nell’Imolese dal secondo evento climantico, quello di metà maggio. Ma, oltre alle grandi frane che si sono verificate, non vanno trascurati segnali meno evidenti che la natura ci offre: parlo di alcune fratture comparse lungo i versanti. Si tratta di smottamenti non ancora completamente sviluppati, che in caso di maltempo potrebbero portare a qualcosa di molto più serio".

Il rischio potenziale c’è anche se siamo in estate?

"Le piogge possono sicuramente influire, serve quindi una attenzione particolare per questi sorvegliati speciali che spesso si trovano in prossimità di case e di strade. Sono fenomeni che vanno affrontati con consapevolezza e, in questo caso, anche il contributo dei cittadini diventa fondamentale: è sempre bene segnalare ai Comuni eventuali variazioni di queste spaccature".

In Vallata dove sono le situazioni più critiche?

"Al momento stiamo dando supporto alla Protezione civile con sopralluoghi periodici a Posseggio (Fontanelice), Fossole (Fontanelice), Granaro (Castel del Rio), Tordicetta (Castel del Rio). Su queste frane vengono eseguiti rilievi geologici, riprese con drone e analisi del rischio. Smottamenti a cui si aggiungono tanti altri piccoli ’eventi’ molto diffusi, che hanno compromesso una viabilità ancora oggi difficile da ripristinare".

Come geologi qual è il vostro compito in questa fase?

"Parallelamente, sempre per conto della Regione, stiamo svolgendo un lavoro di mappatura tramite foto ad alta risoluzione. Il nostro lavoro consiste nel creare una ’carta degli impatti’, ovvero dove gli smottamenti hanno incontrato opere umane come strade, case o bacini artificiali, danneggiandoli. La mappa è consultabile online al sito www.https:mappe.regione.emilia-romagna.it#emg202305".

Le piogge forti, almeno per un po’, dovrebbero stare lontane dai nostri territori. Le alte temperature e il clima secco che tipo di influsso hanno sulle frane?

"E’ questo il momento ideale in cui eseguire lavori di consolidamento. Il materiale di cui è composto il terreno comprende una buona componente di sabbia, la quale, una volta asciutta, tende a essere piuttosto consistente, ed è possibile intervenire sui versanti in maniera sicura. Basti considerare che tante strade sono già state ripristinate – anche se in maniera emergenziale - dopo il disastro. Ma per tornare alla normalità ci vorranno probabilmente anni".

Resta però un fattore di rischio?

"Esclusa la ovvia variabile del maltempo, le frane hanno lasciato lunghe e ripide scarpate. Queste possono essere frequentemente soggette a una sorta di rimodellamento, con piccoli crolli e scivolamenti che possono coinvolgere pure strade e altri manufatti. Per questo – conclude Berti –, è sempre importante avere rispetto delle allerte emesse dalla Protezione civile, oltre a percorrere con massima attenzione le strade rimaste coinvolte in movimenti franosi".