La scuola di Montecatone: "L’empatia è basilare"

Imola, uno studio ha dimostrato l’importanza del rapporto fra medico e paziente. Zackova: "Abbiamo scoperto che maggiore è il feeling e più alta è la resilienza".

Monika Zackova

Monika Zackova

Imola (Bologna), 20 settembre 2024 – Montecatone continua a fare scuola. E dati alla mano dimostra, una volta di più, l’importanza del rapporto tra medico e paziente.

In particolare, di come una relazione positiva possa favorire un buon decorso; mentre, minore è il livello di empatia percepita, maggiori sono le complicanze.

C’è infatti un nuovo studio condotto dall’istituto di riabilitazione cittadino e pubblicato sulla prestigiosa rivista Health, che esplora l’importanza di due strumenti utilizzati per raccogliere informazioni direttamente dai pazienti.

Si tratta da un lato dei cosiddetti Proms (Patient-reported outcome measures), questionari o scale di valutazione che misurano la salute, la qualità della vita e il benessere percepito dal paziente; e dall’altro dei Prems (Patient-reported experience measures), che invece si concentrano sull’esperienza soggettiva dei pazienti riguardo le cure ricevute, ponendo particolare attenzione alla qualità dei servizi e al rapporto con gli operatori sanitari.

Nonostante la loro importanza, la ricerca su questi temi è ancora limitata e, per affrontare tale lacuna, un team di medici di Montecatone guidato da Monika Zackova e composto da Paola Rucci, Rossana Di Staso, Silvia Ceretti, Giuseppe Bonavina e Eric Delmestro ha condotto uno studio trasversale, pubblicato come detto all’inizio sulla prestigiosa rivista Healthcare. Sono state indagate le relazioni tra esiti riportati dai pazienti e altre variabili demografiche e cliniche in adulti con lesioni del midollo spinale dimessi da unità di terapia intensiva.

"Come Prems abbiamo utilizzato due strumenti – spiega Zackova – per valutare specifici aspetti psicologici nei pazienti: il Consultation and relational empathy (Care), che misura il livello di empatia percepito nei confronti dei medici e la Connor-Davidson Resilience Scale (CD-RISC-10), per valutare la loro resilienza, ossia la capacità di affrontare le difficoltà".

I partecipanti erano 148 adulti con lesioni al midollo spinale, l’82,4% dei quali uomini, con un’età media di 49,9 anni.

La maggior parte delle lesioni (82,4%) era dovuta a traumi e nel 74,3% dei casi la lesione era completa.

La durata media del ricovero ospedaliero era di 35 giorni (in Area critica).

"Abbiamo scoperto che maggiore era il livello di empatia percepita, maggiore risultava la loro resilienza – conclude Zackova –. Al contrario, minore era il livello di empatia percepita, maggiori erano le complicanze. Infine, abbiamo osservato che la resilienza era leggermente influenzata dal dolore, ma non da altre variabili cliniche".