Imola, 3 maggio 2016 - Imola in proporzione più imprese rispetto alla provincia (-3,5% contro -2,9%), ma meno del resto dell’Emilia-Romagna (-4,1%). È uno degli elementi che emerge dall’analisi elaborata dal Centro studi Sintesi per conto dell’Osservatorio di Confartigianato Assimprese Bologna metropolitana, al fine di valutare lo sviluppo, fra il 2009 e il 2015, delle aziende sparse sull’area provinciale.
In questo periodo, in città hanno chiuso i battenti 196 aziende, di cui 101 artigiane. Erano in tutto 5.617 all’avvio conclamato della crisi, sono 5.421 oggi. La contrazione del tessuto produttivo è però avvenuta in maniera piuttosto diversa per i tre settori principali: commercio (-1,2% delle imprese in sei anni), costruzioni (-8,1%) e agricoltura (-16,8%). A seguito di questo calo, il ‘peso’ delle aziende imolesi rispetto al totale provinciale si assesta ora al 6,4%, compreso tra il 5,5% per il settore del commercio, il 6,9% per le costruzioni e il 10,8% per l’agricoltura. Secondo l’elaborazione del Centro Studi, su dati Prometeia, il valore aggiunto, prodotto dalle imprese bolognesi ed emiliane, da qui al 2017 è però previsto in crescita e così come il reddito pro capite disponibile e la spesa delle famiglie.
«I dati emersi dalla ricerca sono una conferma di quanto la nostra associazione afferma da tempi non sospetti – commenta Amilcare Renzi, segretario di Confartigianato Assimprese Bologna metropolitana –. Il territorio dell’ex provincia è fra contesti economici più solidi e innovativi del panorama nazionale. Riteniamo un vantaggio per le nostre imprese essere parte di questo tessuto. C’è bisogno però di recuperare fiducia nell’amministrazione pubblica. E’ più che mai necessario sviluppare politiche industriali, infrastrutturali e formative che ammodernino il sistema delle piccole e medie imprese italiano e lo rendano adeguato a rispondere alle sollecitazioni sempre più qualificate del mercato».
Restano le difficoltà del comparto edile. «Serve la ripartenza delle grandi opere pubbliche in grado di immettere energia in un sistema che non può vegetare – avverte Renzi –. Stiamo vivendo in un momento storico per l’economia: i tassi di interesse non sono mai stati così bassi dagli anni ‘50. Questo è quindi il tempo giusto per osare, per investire in ristrutturazioni, in nuovi acquisti strumentali o immobiliari, per dare una spinta forte e decisiva al mercato. Occorre comunicare fiducia alla comunità, dire ai cittadini, agli imprenditori e alle aziende, che si può tornare a spendere perché il lavoro è in crescita e i redditi, circolando, creeranno a loro volta benessere».