Ennesimo disco rosso da Imola all’Ausl unica metropolitana, ipotesi rilanciata l’altro giorno dal rettore dell’Università di Bologna, Giovanni Molari, che ha sollecitato la Regione a muoversi in questo senso. "In un momento così complesso e segnato da fragilità sociali crescenti, qualsiasi riflessione sul sistema sanitario deve essere condotta con serietà e nei giusti contesti istituzionali, basandosi su un dialogo tra istituzioni e professionisti del settore", è l’altolà arrivato ieri dal sindaco Marco Panieri. "La posizione di Imola, del suo Circondario e del Distretto è chiara, come lo sono le priorità del nostro territorio: ridurre le liste d’attesa, rafforzare gli organici, aggiornare le attrezzature e garantire servizi sanitari di prossimità e qualità", le parole del primo cittadino.
All’indomani delle parole di Molari, sull’ipotesi Ausl unica si registra la frenata del nuovo presidente della Regione, Michele de Pascale, che in campagna elettorale si è speso per l’autonomia imolese. E anche il sindaco metropolitano Matteo Lepore è sembrato più cauto che in passato. Tuona invece il centrodestra locale. "Non vogliamo una sanità ‘Bologna centrica’, eventualmente in nome del mero risparmio economico – avverte Nicolas Vacchi, capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio comunale e in Città metropolitana –. Pretendiamo che venga fatta chiarezza. Bisogna riaffermare la necessità di una indipendenza chiara e incondizionata dell’Ausl di Imola".
Duro anche il commento del leghista Daniele Marchetti. "Archiviate le elezioni regionali, caratterizzate dalle consuete promesse, ora ricadono sugli imolesi le solite minacce – sottolinea l’esponente del Carroccio –. Mi chiedo se dietro questa proposta ci sia nuovamente la mano di qualche amministratore bolognese, come già avvenne tempo fa". La "preoccupazione" di Marchetti, reduce da due mandati in Regione, è "amplificata dall’assenza, in assemblea legislativa, di un rappresentante imolese in grado di contrastare il Pd". Sul fronte sindacale, da registrare la presa di posizione della Fp Cgil. "La creazione di un gigante dalle gambe di coccio non è la panacea di tutti i mali – sostiene Giuliano Troncossi, referente per la Sanità pubblica e privata della sigla sindacale –. L’accorpamento delle aziende sanitarie bolognesi non andrebbe a risolvere le carenze strutturali e di mancanza di personale, anzi. Chiederemo un tavolo di confronto urgente".