REDAZIONE IMOLA

Il no dei comitati ai parchi eolici: "Tutelare le nostre colline. Evidente rischio idrogeologico"

Benati: "Progetti approssimativi e autorizzazioni spesso concesse in modo superficiale". Il consigliere regionale Castellari: "La transizione energetica sia compatibile con il territorio". .

Benati: "Progetti approssimativi e autorizzazioni spesso concesse in modo superficiale". Il consigliere regionale Castellari: "La transizione energetica sia compatibile con il territorio". .

Benati: "Progetti approssimativi e autorizzazioni spesso concesse in modo superficiale". Il consigliere regionale Castellari: "La transizione energetica sia compatibile con il territorio". .

Sono emersi spunti interessanti dal convegno andato in scena qualche giorno fa nella Sala Magnus di Palazzo Alidosi a Castel del Rio, organizzato dal comitato valligiano ‘I nostri crinali’ e da quello ‘No eolico industriale’ di Firenzuola. Un’iniziativa ideata per fare il punto sui progetti di parchi eolici che interessano la collina circondariale. Il più datato è quello del Parco eolico Emilia (già bocciato da Regione e Ente di gestione per i Parchi e la biodiversità della Romagna, ndr) che interessa i territori di Casalfiumanese, Monterenzio e Castel San Pietro Terme. Poi ci sono il Lion Stone, con epicentro a Monterenzio ed interventi viabili a Casalfiumanese, e il Parco eolico Monte La Fine e Monte Pratolungo tra Castel del Rio e Firenzuola.

Il punto del convegno si è focalizzato sulla necessità di perseguire uno sviluppo economico industriale sostenibile capace di rispettare ambiente, cultura e comunità delle zone coinvolte. Argomenti portati già all’attenzione dell’opinione pubblica dai comitati per evidenziare le potenziali criticità legate a queste impiantistiche. "Sebbene il crinale sia costituito da roccia compatta, il versante verso Piancaldoli presenta una struttura geologica a strati inclinati – ha sottolineato il geologo Stefano Marabini a riguardo del progetto di Monte La Fine –. L’area fu classificata oltre vent’anni fa a rischio di frana, con diversi episodi censiti. Le cartografie geologiche regionali, inoltre, mostrano ulteriori ambiti di pericolosità idrogeologica non pienamente considerati nel progetto".

Gli ha fatto eco Andrea Benati, esperto di scienze forestali: "Per difendere il territorio è importante superare le divisioni ideologiche e lavorare insieme – ha aggiunto–. Le autorizzazioni vengono spesso concesse con superficialità su progetti approssimativi e poveri di contenuto tecnico. I cittadini si trovano soli a difendere il proprio territorio mentre chi promuove i progetti dispone di risorse e agganci".

Tavoli di confronto tra le regioni per una gestione unitaria dell’Appennino nei pensieri di Massimo Bolognesi, ingegnere specializzato in difesa del suolo: "Le alluvioni del 2023 hanno evidenziato una gestione territoriale carente e le normative sui vincoli idrogeologici sono spesso ignorate – ha rimarcato –. Infiltrazioni d’acqua in aree con stabilità precaria possono causare smottamenti e crolli, compromettendo infrastrutture come strade ed edifici. Un altro aspetto critico è la trasparenza nelle autorizzazioni pubbliche".

Infine, ha preso parola il consigliere regionale a traino dem, Fabrizio Castellari: "L’Appennino tosco-emiliano è un ecosistema unitario ed è necessario che Emilia-Romagna e Toscana seguano strategie condivise anche sul piano energetico – ha concluso –. Sull’eolico è in atto un’aggressione vera e propria ai nostri crinali da parte delle società proponenti. La Regione crede nella transizione energetica e intende continuare a sviluppare le fonti rinnovabili, ma in forme coerenti e compatibili con il territorio: fotovoltaico, eolico di dimensioni ridotte e Comunità Energetiche Rinnovabili. Presto saranno individuate le aree idonee per la produzione di energia da fonti rinnovabili e sull’eolico".