REDAZIONE IMOLA

Il futuro dei marroni Summit dei castanicoltori con la Fondazione "Il nostro settore soffre"

Monti, presidente del Consorzio: "Dal clima che cambia alla vespa cinese, i problemi sono molteplici. E manca il ricambio generazionale".

Il futuro dei marroni Summit dei castanicoltori con la Fondazione "Il nostro settore soffre"

Un incontro tra i castanicoltori della vallata del Santerno ed i vertici della Fondazione Cassa di Risparmio di Imola. Il tema? La conservazione e il recupero della castanicoltura della zona per la produzione del Marrone Igp di Castel del Rio. L’appuntamento è fissato in agenda per questa mattina, dalle 10 alle 13, nella sala Magnus di Palazzo Alidosi.

Una parentesi di approfondimento, richiesta dalla realtà imolese presieduta da Rodolfo Ortolani, per focalizzare al meglio la direzione in cui viaggia una delle eccellenze produttive dell’area circondariale. Tanti gli argomenti all’ordine del giorno. "L’interesse al dialogo di un’istituzione del calibro della Fondazione è un elemento rilevante e significativo – spiega Giuliano Monti (foto in alto a destra) alla guida del Consorzio castanicoltori di Castel del Rio –. Si tratta di un primo incontro conoscitivo con l’auspicio di poter sviluppare, insieme, dei progetti".

Già, perché il comparto è alle prese con diverse problematiche. "L’andamento della stagione 2022 ha delineato un quadro particolare e, per certi versi, inedito – svela –. Per la prima volta negli ultimi 25 anni abbiamo fatto fatica a collocare il prodotto sul mercato. E non è stato un bel segnale, perché i marroni sono rimasti ormai una delle poche specialità in grado di garantire un utile ai produttori. Un tassello fondamentale nel mosaico economico della vallata e di Castel del Rio".

Gli ostacoli sono molteplici, tra nuove piaghe e vecchie conoscenze. "Dai cambiamenti climatici in atto alla recrudescenza della vespa cinese – elenca Monti –. Per non parlare della necessità di un ricambio generazionale nei castagneti e delle nuove tendenze dei mercati". Ma andiamo con ordine: "Abbiamo vissuto uno scorso autunno con temperature primaverili che non hanno favorito la consumazione dei marroni. Penso a quel mese di ottobre, con sagre ed eventi tematici, che da solo vale un 45% della campagna – sottolinea –. Poi c’è la vespa cinese che, alle nostre latitudini, non ha voglia di andarsene. Una criticità a macchia di leopardo che da un decennio limita i numeri. Continueremo la battaglia contro l’ostico parassita attraverso la ricerca, ma è uno sforzo lungo e sfiancante".

Capitolo giovani. "Occorre un ricambio generazionale – precisa il presidente –. Servono nuove leve da attrarre con prospettive concrete per il futuro. Forze fresche per affrontare, per esempio, il problema delle potature di mantenimento dei castagni dall’impegno logistico complesso e dai costi elevati. Fatichiamo a trovare manodopera". Non solo. "Sul fronte dell’approccio al mercato siamo pronti con gli aggiornamenti dei disciplinari di produzione che strizzano l’occhio anche alle richieste della catena della grande distribuzione. C’è una forte ripresa dei prodotti Igp ma, purtroppo, non basta – conclude Monti –. Venivamo da anni di cali produttivi importanti coi prezzi schizzati alle stelle. Ora, per marroni di ottima qualità, vediamo cifre dimezzate sulle quali gravano spese sempre più ingenti. Prezzi per noi ideali? Attorno ai 3,5-4 euro per chilo, ben lontani dai 2 della passata annata".

Mattia Grandi