I numeri del climatologo Ravaldi: "Piove tanto, ma è già successo"

La frequenza crescente di eventi alluvionali preoccupa, ma a Imola le recenti piogge non sono record. Dati storici mostrano ciclicità e similitudini con passati eventi.

I numeri del climatologo Ravaldi: "Piove tanto, ma è già successo"

La frequenza crescente di eventi alluvionali preoccupa, ma a Imola le recenti piogge non sono record. Dati storici mostrano ciclicità e similitudini con passati eventi.

Preoccupa la ciclicità sempre più frequente di eventi alluvionali sul territorio. Per quanto riguarda l’area imolese, però, le piogge di qualche giorno fa che hanno causato danni nella bassa e nelle zone di Castel Guelfo e Medicina non sono state da record. Un quadro diverso da quello del capoluogo felsineo e zone limitrofe. Almeno dal punto di vista numerico: "Nei quattro giorni di maltempo, dal 17 al 20 ottobre, sono caduti complessivamente su Imola 111,6 millimetri di pioggia – spiega Fausto Ravaldi (foto), coordinatore della rete agrometeorologica dell’istituto Scarabelli-Ghini -. Il picco? Il 19 con 69,6. Un dato non così eccezionale ma concentrato su un terreno già saturo dall’acqua di inizio mese".

Eppure l’ottobre 2024 di Imola, che ad oggi conta 188 millimetri di pioggia totale, non si discosta molto da quello del 2005 a quota 182: "All’epoca non ci furono criticità alluvionali – continua -. Per la prima volta in 50 anni, però, rileviamo un’anomala ripetitività delle esondazioni dei nostri corsi d’acqua al cospetto di precipitazioni non ordinarie, ma solo di poco sopra la media". Numeri alla mano, infatti, i quantitativi di acqua misurati al suolo sono più o meno gli stessi dei decenni passati. Nel 1976, in città, ne caddero 1.046 millimetri in un anno. Poco meno nel 1980 e nel 2010, con 1001 e 1037, contro gli 871 di questi dieci mesi di 2024. Insomma, storie già viste: "Anche in termini di giorni piovosi, nelle statistiche dal 1946 ad oggi, si tratta di una cadenza ciclica già nota – aggiunge Ravaldi -. Non dimentichiamo che la pianura Padana è di tipo alluvionale. Progetti come il Cavo Napoleonico furono pensati già all’inizio dell’Ottocento per allontanare gli stessi spettri". Sul tipo di perturbazione in sosta nell’area fino a qualche ora fa, pochi dubbi: "Un’area ciclonica inchiodata nell’Italia Settentrionale e rivolta verso l’Adriatico – conclude l’esperto -. Un blocco causato dall’anticiclone siberiano e dal corridoio di alta pressione proveniente dal Mare del Nord. Lo stallo ha agevolato il flusso dello Scirocco che, impattando contro l’aria secca, ha provocato una condensazione soprattutto all’altezza dei crinali appenninici tosco-emiliani".

Mattia Grandi