Novantaquattro giorni di attività per quasi 4.600 accessi complessivi, di cui più della metà nelle giornate prefestive e festive. Un totale di oltre 3.600 assistiti che hanno risolto il loro problema e sono stati rinviati al loro medico curante; 179 trasferiti al pronto soccorso (ma nessun caso grave); 254 inviati ad accertamenti specialistici; 211 abbandoni. Sono i numeri collezionati nei primi tre mesi di apertura dal Cau – Centro assistenza urgenza, inaugurato poco prima di Natale all’ospedale vecchio (aperto dalle 8 alle 20 tutti i giorni). Le motivazioni di accesso più frequenti sono state tosse (11,5%), prescrizioni o certificazioni (9,5%), febbre (8,4%), dolore agli arti (6,3%), occhio rosso (4,1%) e mal di pancia (3,7%). Il quadro è emerso nell’incontro organizzato lunedì sera al Palazzo Liverani di Mordano. Dopo i saluti dell’amministrazione comunale, il direttore generale dell’Ausl, Andrea Rossi, e la direttrice assistenziale Sabrina Gabrielli hanno presentato il Cau, il suo funzionamento e l’uso corretto che i cittadini devono farne, evitando di sovraffollare il pronto soccorso per bisogni di salute non complessi né di emergenza.
"Il profilo dei cittadini che in questi mesi ha avuto accesso al Cau è sovrapponibile a quello dei cosiddetti codici bianchi e verdi di pronto soccorso – ha spiegato Rossi – Si tratta nella stragrande maggioranza di persone in età lavorativa, tra i 18 e i 65 anni, assistiti dalla nostra Ausl nell’86 per cento dei casi. Sono quindi persone in genere in salute, che hanno poco tempo e vogliono risolvere tempestivamente disturbi di salute generali e contingenti". E dopo la prima settimana di apertura, nel periodo natalizio, che ha visto un boom di accessi non previsti con tempi di attesa che hanno toccato in media le due ore, oggi al Cau si attende in media 53 minuti dall’arrivo al termine della visita. "Un dato apprezzato dai cittadini che, dalle prime analisi del questionario di soddisfazione, sembrano considerare la loro esperienza al Cau positiva o molto positiva nell’80% dei casi", riferiscono dall’Ausl.
"Deve però essere chiaro che il Cau non è un ‘ricettificio’ né deve sostituire il medico di famiglia – ha ribadito Rossi –. La figura di riferimento per l’assistenza primaria è sempre il nostro medico di medicina generale, o i medici che lavorano con lui in rete o in gruppo. Sono questi professionisti che conoscono la storia sanitaria del loro assistito e sono in grado di fornirgli valutazioni, consigli, prestazioni e prescrizioni che tengono conto del contesto di salute, e anche di vita, individuale. In futuro, ci piace pensare ad un Cau dove operino anche i medici di medicina generale".
Insomma, un primo passo della riforma dell’assistenza territoriale e dell’emergenza-urgenza che, almeno a giudizio dell’Ausl, sta dando i frutti sperati anche rispetto all’uso più corretto del pronto soccorso. "Per ora abbiamo un’analisi parziale – conclude Rossi – che però ci dice che a gennaio 2024 i codici bianchi e verdi di pronto soccorso realmente inappropriati sono calati del 6,6 per cento rispetto allo stesso periodo 2023. Nella nostra Azienda, che aveva già una percentuale di codici inappropriati più bassa della media regionale grazie agli ambulatori di continuità diurna gestiti dai medici di famiglia fin dalla fine degli anni ’90, si tratta di un numero assoluto ancora basso (137 casi/mese) ma speriamo che il trend si mantenga e che l’attivazione dei nuovi servizi territoriali converga sull’obiettivo di garantire un’ottimale assistenza territoriale e una emergenza urgenza che si concentra sui bisogni gravi e tempodipendenti".