
Federico Poggipollini "Dagli stadi ai club la voglia di suonare non passa mai"
di Claudio Bolognesi
Da San Siro a Castel San Pietro. Federico Poggipollini, storico musicista del ‘Liga’ e chitarra nell’epocale ‘El Diablo’, album che lanciò in orbita i Litfiba nel 1990, vola dal tempio della musica alla terrazza del Giaz di Castel San Pietro nello spazio di poche settimane.
Ma è, giura lui, un atterraggio morbido, perché in fondo "sono due dimensioni completamente diverse, ma per noi musicisti è davvero la stessa cosa. Nello stadio tu sei parte dello spettacolo, sei importante almeno quanto chi dirige le luci, l’impianto, i fonici, chi si occupa di immagini e proiezioni. In luoghi più intimi come il Giaz, invece, c’è un contatto diverso, una comunicazione diversa, il bello e il complicato sta proprio nel creare l’atmosfera".
A proposito di stadi, alla faccia dell’inflazionato slogan ‘l’ultimo è sempre il più bello’, Fede se gli chiedi di ricordarne uno, uno soltanto, non ha dubbi. "Il primo, nel 1997 (naturalmente con Ligabue, ndr). Lo vivemmo credo un po’ tutti nella totale incoscienza, e fu un’emozione incredibile. Mi addormentai due giorni dopo". Il tutto condito da un aneddoto altrettanto difficile da scordare. "Chiedemmo al fonico di ‘sentire’ di più il pubblico nelle spie, lui piazzò un panoramico sulla folla. Risultato: noi musicisti sentivamo solo il pubblico, e dovemmo suonare praticamente a memoria. La volta successiva chiedemmo di abbassare il volume della folla…". Nel percorso in solitario portato avanti da Poggipollini da anni a questa parte, stasera al Giaz saccheggerà in particolare i suoi ultimi due lavori, ‘Nero’ e ‘Canzoni rubate’, quest’ultimo album di cover che non strizza l’occhio al nazionalpopolare, con dentro brani rivisti quasi radicalmente da Federico e apprezzati, cosa tutt’altro che scontata, dagli autori stessi e da ‘colleghi’.
"Sono felice che, di questo mio progetto, abbiano voluto offrirmi il loro contributo e la loro voce artisti come Finardi, Cimini e Morandi". E se è vero che tante cover che hanno accompagnato musicalmente la vita di Federico "sono rimaste fuori, potrei farci altri 3-4 album", la verità è che il musicista e cantautore bolognese ha altro per la testa. "Ho un progetto pronto da tempo, un album di inediti nuovo di zecca scritto a quattro mani. Aspetto che venga il momento giusto per poterlo promuovere dedicandogli il tempo e lo spazio che merita". Come ogni serata-concerto al Giaz, è prenotabile la cena delle 20, per chi volesse, il solo concerto a partire dalle 21.30.
Claudio Bolognesi