Imola, 22 ottobre 2024 – C’è l’ingegnera Rita Ardata, lunghi capelli bianchi, al lavoro sui cantieri della nostra "bellissima città”, la giornalista Nada Importa, che dà conto del Gran Premio Imola Sei, e, naturalmente, il sindaco Scott Vogue, con tanto di giunta al seguito. Sono alcuni dei personaggi immaginari, creati graficamente con l’Intelligenza artificiale, del ‘quartiere’ (ormai una città...) della pagina Facebook ‘Sei di Imola se’, un’idea lanciata da Edoardo Nave, autore e direttore creativo di contenuti comici e pubblicità, nata come scherzo e diventata ora un gioco di ruolo capace di coinvolgere, al momento, oltre quattromila persone.
Da un profilo Facebook fake fino alla consolidazione di un gioco di ruolo. Questo è ciò che è riuscito a realizzare Edoardo Nave, imolese, classe ’89. Il giovane, autore di sketch di varie personalità del web e comici, come Max Angione, ha saputo, attraverso la creazione di Gabriella Cevenini, mettere in piedi un finto quartiere imolese, ormai diventata una vera e propria città con tanto di sindaco e giunta.
Qui, gli utenti di profili creati appositamente per giocare, scrivono post imitando i boomer, termine con il quale si indica una fetta di persone dai cinquanta anni in su, chiamate così per l’ingenuità che mostrano attraverso l’uso dei social network, in particolare Facebook.
Nave, come nasce il personaggio di Gabriella Cevenini?
“È nato dopo un’osservazione dei commenti sui gruppi Facebook come ’Sei di Imola se..’. Mi sono chiesto ’come potrebbero reagire di fronte a certi post, creati con l’intelligenza artificiale?’ Siccome, per lavoro, creo contenuti e cercavo qualcosa di nuovo da caricare su TikTok (ndr: una piattaforma di social media che consente agli utenti di creare e condividere brevi video, della durata dai 15 secondi a 10 minuti), ho creato Gabriella Cevenini, una donna ‘matura’ e divorziata”.
Come è riuscito a renderla ‘famosa’?
“Ho fatto un post su ’sei di Imola se’ dove, con l’intelligenza artificiale, ho creato un uomo nudo che si arrampicava su porta Montanara, mostrando indignazione. Ho raccontato tutto su Tiktok, dove in quel periodo andava molto lo storytelling. Ma, lo sottolineo, non ho mai voluto creare un personaggio, quello che è successo in seguito non è stato forzato”.
La vicenda, infatti, si è sviluppata con la rapidità della rete....
“Ho caricato il video su TikTok, dove mostravo le diverse reazioni a ciò che avevo creato, ed è diventato virale. Quindi, ho chiesto alla mia fanbase come rendere la cosa il più credibile possibile, per poter fare altri scherzi. Prima le persone si sono limitate a commentare con il proprio profilo vero i post di Gabriella, dicendo tipo ’salve prof’, perché nella biografia ho scritto che è un’insegnante. Poco tempo dopo, un paio di persone, che ho scoperto aver creato il tutto mentre erano annoiate in vacanza, hanno creato rispettivamente il profilo dell’ex marito di Gabriella e il figlio. Da lì, la community è cresciuta e sono nati altri personaggi. A un certo punto, però, ho dovuto contenere le persone”.
E come ha fatto?
“Ho fatto una parodia del gruppo ’Sei di Imola se’. Nello specifico, è nato ’Sei di ImolaSei’, attualmente un quartiere fittizio, dove ci sono solo utenti fake che impersonano dei boomer e li prendono bonariamente in giro. Qualcuno impersona il pasticcere, uno il macellaio, uno l’agenzia funebre... Come se fosse un quartiere reale”.
In poche parole, è diventato un gioco di ruolo. E come mai, secondo te, così tanta partecipazione?
“Su Facebook esistono già comunità di gioco di ruolo, con dei profili falsi. Forse molti volevano sentirsi parte di qualcosa che alleviasse la noia di un social network un po’ in declino. Quelli che giocano sono per lo più ragazzi nati tra il 1995 e il 2005”.
Qualcuno l’ha mai scoperta? “Una volta è entrato nel gruppo un boomer in carne e ossa, un uomo sui sessant’anni, quindi non utente, che ha creato un profilo falso per giocare. Ha fatto un post normalissimo, peccato che sotto il post gli utenti lo prendevano in giro, in maniera bonaria, imitando lo stereotipo che volevano incarnare. Ma, temendo che potesse offendersi, ho contattato in privato questo signore spiegandogli la situazione. Ho scoperto che lui in verità sapeva già tutto, semplicemente voleva partecipare come giocatore reale”
Non ha avuto paura che questo “gioco” le sfuggisse di mano?
“Assolutamente sì, ho temuto di perdere il controllo. Ciononostante, so che molti utenti vogliono rendere il gruppo un posto piacevole. Per esempio, poco tempo fa qualcuno ha fatto dei commenti omofobi davvero offensivi e il gruppo ha risolto da solo la cosa eliminando i commenti e la persona. Sono fortunato, ho una community attenta. Facebook inoltre ha un amministratore automatico per ogni gruppo; una volta che si scrive il regolamento, i post si autofiltrano e vengono eliminati se qualcosa non va. A questo si aggiunge un controllo umano per evitare episodi davvero spiacevoli”.