
Daniela Poletti, storica dipendente del Comune
Imola, 29 marzo 2021 - Quella domenica Giannini arrivò a teatro senza un filo di voce. "Gli regalai subito un vasetto della mia marmellata di more e gelso". Ma quella ‘coccola’ fatta la mattina di prima nazionale allo Stignani non bastò. "Decisi allora di ricorrere al vecchio rimedio di una volta: le acciughe sotto sale. E Giancarlo si fece trovare pronto per lo spettacolo, voce in ordine, e deciso a incantare il pubblico". E’ costellata di aneddoti di questo tipo la carriera di Daniela Poletti, 41 anni al servizio del Comune, e ora vicina al traguardo della pensione (il prossimo 14 aprile). La responsabile di sala dei teatri Stignani e Osservanza è uno dei dipendenti più longevi del Municipio, con un passato nella nettezza urbana e all’ufficio economato. Poi altri vent’anni fra luci soffuse e pubblico educato, nel tempio dell’arte, ora stretto nella morsa della pandemia. Dalle supplenze trimestrali negli anni ‘80 a quella sera del 2016, in cui Giancarlo Giannini la ringraziò pubblicamente a fine spettacolo sono passati praticamente quattro decenni. Daniela, oggi 61 anni, era diventata mamma molto presto: "A 19 anni – racconta –, e nonostante avessi in tasca un bel diploma da preparatore chimico decisi di cercare subito un lavoro per poter mandare avanti la mia famiglia". Era il 1980 e la carriera della nostra pensionanda incominciava con "due supplenze trimestrali alla nettezza urbana, poi un mese di pulizie alla Rocca per la rassegna estiva". Nel frattempo il Comune pubblicò il bando di concorso da netturbino: Daniela lo vinse e venne assunta: "Non fu un periodo facile, soprattutto perché ero una delle prime donne. I colleghi anziani mi guardavano sempre dall’alto in basso". Passano dieci anni e il Comune inizia a cercare una figura come capo magazziniere all’economato. E Daniela si aggiudica anche quel concorso. "Lì in collaborazione con altre colleghe – racconta – facevamo acquisto e distribuzione di materiale informatico, pulizia, cancelleria e tanto altro, per il Comune e per tutte le scuole cittadine". Arrivano gli anni Duemila, e la vita di Daniela si trova nuovamente a una svolta. "Chiesi il trasferimento dall’economato perché ero rimasta sola e il lavoro iniziava a diventare molto impegnativo". Scattò così l’amore con i teatri cittadini, vent’anni (a oggi) di vera passione lavorativa, in cui Daniela si guadagna il titolo di responsabile di sala per le strutture dello Stignani e dell’Osservanza, e impara a chiamare tutti gli attori per nome. "Ricordo un anno, Raoul Bova: gli chiesi l’autografo per le dipendenti della casa di riposo in cui era ospite mia mamma. Lui, invece di scrivere su un semplice pezzo di carta, decise di venire con me in struttura, a salutarle una per una". Ma per lei sono anche gli anni della prova più dura: "Mio marito si ammalò di tumore, e l’orario lavorativo del teatro mi permise di seguirlo nel migliore dei modi". Le luci incantevoli, l’emiciclo e l’acustica perfetta diventarono presto una casa: "Il teatro è un ambiente bellissimo, famigliare. I ‘miei’ abbonati? Sono oltre un migliaio, ma praticamente li conosco tutti per nome. Mi mancherà tutto, dalle ‘nonnine’ del sabato pomeriggio alla tranquillità della notte, in cui ero l’ultima a lasciare i miei teatri. Luoghi di bellezza che spero possano tornarsi ad accendere".