
L’Oratorio di San Giacomo è in prima linea da anni per aiutare la popolazione locale "Dovevamo partire all’inizio di febbraio, purtroppo siamo stati costretti ad annullare il viaggio".
L’eco della guerra in corso nella Repubblica Democratica del Congo è arrivato fino a Imola. E sulle rive del Santerno, dove dal 1996 è attivo il ‘Gruppo Missioni Imola-Bukavu’ dell’Oratorio di San Giacomo, cresce la preoccupazione. Già, perché l’assedio della città di Goma da parte del movimento ribelle filo-ruandese M23 ha acceso l’allarme rosso anche nel distretto di Kavumu, a nord di Bukavu, dove si trovano la maggior parte delle iniziative alimentate dal ponte solidale romagnolo: "Non ci sono imolesi presenti nella zona – racconta Stefania Batani, tra i referenti del progetto insieme a Matteo Sembianti, Franco Ancarani e un’altra decina di persone –. Avevamo in programma di partire per il Congo il prossimo 2 febbraio ma a metà dicembre, con la prospettiva delle elezioni negli Usa e conseguente modifica degli equilibri politici internazionali, le forze ribelli appoggiate dal Ruanda hanno intensificato i loro attacchi su Goma".
Inevitabile il rinvio della trasferta: "I successivi scontri armati hanno costretto la popolazione a chiudersi in casa e i bambini a saltare le lezioni didattiche per qualche giorno – continua –. La scuola di Pietro (edificata in mezzo al nulla nel 2016 proprio grazie all’appoggio di Imola e poi intitolata al giovane Pietro Venieri scomparso nel 2013, ndr) è stata riaperta solo da poco. Una realtà da 10 classi, dalla materna al triennio professionale di agraria, che conta 340 allievi. Per fortuna, al momento, non si registrano danni alla struttura né episodi di violenze fisiche".
I contatti con la comunità locale congolese, guidata da Pierre Lokeka, sono costanti: "Siamo aggiornati sulle conseguenze degli scontri armati nel Nord Kivu e sui territori dove sorgono le nostre iniziative – sottolinea la Batani –. In particolare a Kavumu, dove c’è un piccolo aeroporto militare che dista solo due o tre chilometri dalla Scuola di Pietro. Qui, da giorni, si vedono truppe armate in azione. La situazione rimane grave ma, almeno questa volta, il conflitto ha trovato una certa risonanza anche sui mezzi di informazione".
Un piccolo passo avanti: "Ci siamo resi conto dell’importanza delle varie attività avviate come la scuola e la cooperativa agricola – analizza la donna –. Istruzione e lavoro contribuiscono a creare una rete relazionale di vicinanza. Così si rinforza lo spirito di comunità tra le persone del villaggio che si conoscono, si frequentano e si supportano a vicenda".
Ma dal Gruppo Missioni dell’Oratorio di San Giacomo, e dai tanti aiuti arrivati anche dal tessuto economico, sociale e scolastico di Imola, hanno preso forma anche tre acquedotti, un servizio di assistenza alle donne violentate e ai bambini malnutriti, una banca di microcredito ed una serie di adozioni scolastiche a distanza. Senza dimenticare gli stages di formazione tecnica in città rivolti a giovani congolesi nei settori agricoli, energetici, sanitari e perfino bancari: "I rapporti fortificati durante la permanenza in Italia e le competenze acquisite, hanno permesso a questi ragazzi di diventare promotori di cambiamento per la gestione della comunità di Bukavu – conclude la Batani –. Bisognerà osservare da vicino anche il quadro relativo agli sfollati da Goma. Questa gente ha vissuto periodi molto duri fino al Duemila. Poi, un paio di decenni più tranquilli durante i quali hanno raccolto i cocci. Questa nuova guerra non ci voleva".