
Claudio Golinelli, il Gallo, con Vasco Rossi (Isolapress)
Imola, 24 aprile 2021 - Nascosti fra il pubblico, quella sera di quarant’anni fa al Picchio Rosso di Formigine, c’erano Vasco e il produttore Guido Elmi. Fu un giro di basso a far scattare la scintilla, un assolo melodico tutto di Claudio Golinelli, il Gallo, musicista imolese che a quei tempi pizzicava le corde per Gianna Nannini.
Un capolavoro fra demonio e santità - di Beppe Boni
Era l’inizio di un’epopea, una storia professionale e d’amicizia fra il Blasco e Golinelli, segnata da un primo grande pezzo, ‘Siamo solo noi’ al quale il Gallo regalò quell’intro suonato dal vivo. Il resto è storia, perché il brano datato 1981 verrà presto definito un ’inno generazionale’. Ribattezzata la ’canzone italiana rock del secolo’ dalla rivista Rolling Stone dopo un sondaggio nazionale, ‘Siamo solo noi’, darà anche il titolo all’album del cantautore emiliano, che verrà celebrato a breve con un cofanetto per i 40 anni dall’uscita dello storico Lp. E in questi giorni, i due, sono di nuovo in studio per registrare il nuovo disco del rocker di Zocca. Gallo, quarant’anni e sembra ieri. Come andavano le cose in quegli inizi di anni Ottanta? "Giravo in tutta Europa insieme a Gianna, dormivamo sul pullman della band, e ogni tanto capitava di tornare in Italia per un concerto, proprio come quello di Formigine". Lei e Vasco Rossi vi conoscevate? "A dire il vero no, io ero spesso via, e lui cominciava a cavalcare l’onda del successo con Albachiara". Poi? "Successe che quella sera ascoltarono il mio assolo, una melodia che suonavo dal vivo prima di ‘Ragazzo dell’Europa’ della Nannini. Si vede che gli piacque particolarmente, perché dopo qualche giorno mi telefonò a Zurigo (dove eravamo in tour con Gianna) il produttore Guido Elmi per chiedermi di tornare a Bologna a registrare l’intro di un brano di Vasco". Un richiamo a cui non seppe resistere. "Dopo una notte insonne passata in pullman mi presentai alla Fonoprint di Bologna, pronto a registrare. Mi chiesero di adattare il mio assolo alla canzone ‘Siamo solo noi’. Da quel momento iniziò la mia collaborazione con Vasco". Ma segnò anche il suo ‘divorzio’ dalla Nannini... "Si, ma non subito. Nel 1984, durante una sessione di registrazioni a Colonia, che ormai duravano da due mesi, le dissi che sarei andato a suonare in pianta stabile con il Komandante e che con lei non potevo continuare. Non mi parlò per dieci anni, i rapporti però alla fine si riallacciarono". Quel giro suonato sulle note alte ha fatto sognare generazioni, cos’ha di speciale? "Non sono mai stato un musicista particolarmente tecnico, ma penso sia difficile farlo uguale a me. In mezzo ci sono tanti piccoli ‘trucchetti del mestiere’ che lo rendono speciale, è come se fosse un mio figlioccio". Il brano poi chiude praticamente da sempre la vostra scaletta. "Per me in particolare ha un grande significato. Durante un concerto allo stadio Dall’Ara di qualche anno fa Vasco mi passò il microfono per ringraziare pubblicamente i medici del Sant’Orsola Matteo Cescon e Fabio Piscaglia. Sono stati loro, da quando mi sono ammalato di tumore al fegato, a salvarmi la vita". A settembre 2020 il trapianto, come vanno le cose ora? "Sto bene, ma devo tenermi controllato con periodiche visite in ospedale e prelievi. Per fortuna posso contare sull’appoggio di mia moglie Monia e sulla carica che ancora mi regala la musica. Nel frattempo è anche uscito ’Moher’ il nuovo singolo della mia band, il Gallo Team". Dicevamo prima che la aspettano anche alcune registrazioni per Vasco... "Sono talmente emozionato che non ho ancora deciso che basso prendere, se ’Verduro’, ’Specchiatela’ o ’Grigiopirla’". Ma che fa? Dà i nomi agli strumenti? "Certo, ma credetemi, non sono pazzo. Gli strumenti non sono tutti uguali, hanno come un’anima, ciascuno un suono diverso e mi hanno sempre accompagnato per tutta la vita. Senza tradirmi mai".