Imola, 30 novembre 2017–«La fusione non è all’ordine del giorno. Quello che invece dovete immaginare è un maggiore sviluppo dei servizi assistenziali, prima e dopo l’ospedale». Così l’assessore regionale alla sanità, Sergio Venturi, rivolgendosi alla platea di cittadini e addetti ai lavori che ieri ha seguito l’incontro pubblico sul sistema sociosanitario imolese, promosso dalla Conferenza territoriale socio-sanitaria metropolitana.
Venturi, che ha chiuso i lavori al teatro dell’Osservanza, ha tuttavia messo qualche puntino sulle ‘i’. O meglio, due: uno sui tempi d’attesa, l’altro sul capitolo dei costi. «È evidente – ha ripreso – che bisogna stare nella Città metropolitana portando dei risultati. E sui tempi di attesa e sui costi, a Imola e in Romagna abbiamo qualche problema». Rincara: «Tenete le cose a posto, perché questa è la principale credenziale di fronte a qualcuno che vi dirà di fare un’unica cosa».
Insomma, messaggio chiaro. Abbandonata (per ora) l’ipotesi fusione (non quella dell’integrazione, del resto già avviata), l’assessore regionale ha aggiunto: «La nostra strada non è modificare la struttura sanitaria come hanno fatto il Veneto, la Sardegna o la Romagna. Non sono queste le cose che qualificano la sanità». Quali, dunque? «Noi diciamo meno ospedale e più territorio. Se un anziano va in ospedale senza averne bisogno, magari si ammala. Quello che dovete chiedere sono più servizi di prossimità». Detto in altre parole, «non si dovrebbe spendere il 40% delle risorse negli ospedali, bisognerebbe puntare di più sulla prevenzione, perché abbiamo bisogno di tenere gli anziani, popolazione sempre più in aumento, nelle loro case».
E sul dibattito sollevato a più riprese circa i primariati vacanti sul Santerno, l’assessore butta acqua sul fuoco: «Non mi interessa avere dieci primari in più, ciò che mi deve preoccupare è che se una persona si ammala abbia le stesse possibilità di cura, a Imola come in un’altra città della regione». Se Venturi ha chiuso i lavori, il sindaco Daniele Manca li ha aperti: «In un ospedale di questo livello le strutture complesse, come la Chirurgia, servono. Non si riducono direttori e primari – ha garantito -. Piuttosto sono i cambiamenti, demografici e sociali, che richiedono nuova progettualità, investimenti sul territorio, soprattutto sul fine vita».
Il primo cittadino ha quindi auspicato «un’alleanza tra tutti sul territorio, che coinvolga medici di base nella relazione con quelli ospedalieri, per lavorare sui diritti per i cittadini, sulle migliori cure che sono garantite dalle relazioni con i centri specializzati. Grazie alla fusione delle conferenze ora Imola partecipa alla progettazione delle reti, prima no».