Cresce il numero di minori stranieri nelle scuole della città. Degli oltre 12.400 alunni che frequentano gli istituti imolesi, infatti, circa 1.900 (il 15%) non ha cittadinanza italiana. E questo nonostante molti siano nati e cresciuti nel nostro Paese. Per loro, il Pd chiede al Governo lo ius scholae, vale a dire il riconoscimento della cittadinanza ai minori che hanno compiuto un ciclo di studi in Italia al posto dello ius sanguinis, che riconosce invece la cittadinanza ai minori per discendenza diretta da genitori italiani. E con questo scopo porterà presto in Consiglio comunale un Ordine del giorno, proposto da Chiara Sorbello (capogruppo) e da Sonia Manaresi e firmato dagli altri componenti del gruppo Dem nell’Aula di piazza Matteotti.
"Un bambino nato in Italia da genitori stranieri non acquisisce automaticamente la cittadinanza italiana, ma può richiederla solo al compimento dei 18 anni, a condizione che abbia risieduto legalmente e ininterrottamente in Italia fino a quel momento e che presenti la domanda entro un anno dal raggiungimento della maggiore età – ricostruiscono dal gruppo Pd –. Questo principio esclude molti minori, nati e cresciuti in Italia, dai diritti e dai benefici connessi alla cittadinanza italiana, creando una situazione di incertezza e diseguaglianza". I Dem ricordano come sia depositato un disegno di legge a firma della senatrice Simona Malpezzi che prevede di concedere la cittadinanza al minore straniero che sia nato in Italia o vi abbia fatto ingresso entro i 12 anni, che risieda legalmente e che abbia frequentato per almeno cinque anni in Italia uno o più cicli scolastici o percorsi di istruzione e formazione.
"L’introduzione del principio dello ius scholae nell’ordinamento italiano rappresenterebbe un grande passo in avanti verso una maggiore inclusione e un maggior riconoscimento dei diritti, in particolare dei giovani che qui crescono e studiano", proseguono dal Pd, sottolineando come di recente il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani (Forza Italia) e i deputati azzurri Nazario Pagano e Paolo Emilio Russo abbiano espresso il proprio favore all’introduzione del principio.
"I minori che non hanno la cittadinanza affrontano numerose complicazioni tra cui difficoltà nell’accesso a borse di studio, limitazioni nel partecipare a concorsi pubblici e incertezza riguardo al loro status legale", affermano i consiglieri comunali del Pd, che per questo motivo chiedono al sindaco e alla Giunta di "sollecitare formalmente il Governo e il Parlamento affinché venga esaminata e approvata una riforma di legge che includa il principio dello ius scholae, riconoscendo il diritto alla cittadinanza ai minori stranieri nati o arrivati in Italia in giovane età, che abbiano completato un ciclo scolastico di cinque anni nel nostro Paese".